Bibliography
Bibliografia
Indonesia:
Brian May, THE INDONESIAN TRAGEDY, Graham Brash (PTE) Ltd, Singapore, 1978
Harold Crouch, THE ARMY AND POLITICS IN INDONESIA, Cornell Univ. ty Press, 1978
Soegih Arto, INDONESIA & I, Times Books International, Singapore, 1994
Tan Cheng Leong, INDONESIA BUSINESS & INVESTMENT OPPORTUNITIES, Camy Press
Ltd Singapore, 1992
Richard Robinson, INDONESIA THE RISE OF CAPITAL, Asian Studies Association Australia,
1986
Indonesia/Italia:
Relazioni trimestrali delladdetto scientifico da Jakarta 1993/1994
Bollettini quindicinali dellAmbasciata dItalia a Jakarta (ufficio
delladdetto scientifico) 1993/1994
Relazione annuale dellAmbasciata dItalia a Jakarta sui progetti
della Cooperazione per lo Sviluppo (1994)
Pacific Rim Forum: Bali 1994. Relazione al Ministero degli Affari Esteri delladdetto
scientifico a Jakarta.
Economia e ambiente:
aavv, WORLD BANK ATLAS 1995, World Bank Washington DC, 1995
Frances Cairncross, COSTING THE EARTH, The Economist Books, 1991
The Economist, October 7th - 13th 1995
Lorenzo Matteoli
Controdeduzioni alla relazione CNEN sulla localizzazione delle centrali nucleari
in Piemonte, 1975 (presentato alla Regione Piemonte nel Novembre 19975)
Azione Ambiente, Cortina, Torino 1975
Energia e progetto, CELID, 1981
Comunicazione al Seminario Europeo - Progetto Thermie - Torino Aprile 1992:
20 anni dopo la crisi del Kippur: le responsabilità politiche della alternativa
mancata.
Considerazioni sul Referendum del 1987: dispense del Corso di Tab2 1987.
Utopia and Environs, comunicazione all11th Seminar of the Western Australia
Human Science Symposium, 1995, Fremantle, W.A.
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TITOLO: Lettera
a Lanzavecchia
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WRITTEN BY: Lorenzo Matteoli
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DATE: Marzo
1996
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Spiegazione: dopo qualche anno dalla fine del mio incarico in Indonesia, quando già mi ero stabilito a Perth, ricevetti una lettera dall'ENEA a firma del Segretario Prof. Lanzavecchia che mi invitava cortesemente a far parte di un gruppo di lavoro dell'ENEA che avrebbe dovuto lavorare con il Governo Indonesiano allo scopo di "facilitare" la decisione di quel Governo di costruire centrali nucleari nel paese. Non ho mai saputo esattamente per quale motivo io venissi invitato essendo nota in Italia e all'ENEA la mia opinione fortemente contraria alla scelta nucleare. Colsi l'occasione per rispondere con una lettera che rappresenta bene la mia posizione sul problema. Ancora oggi (Gennaio 2010). LM
Caro Lanzavecchia!
Ti ringrazio per labbraccio con il quale apri la tua lettera del 9 Febbraio
(1996) e per lapprezzamento che esprimi per la mia scelta di vita: in
effetti lAustralia è un Paese molto civile e dopo un anno di residenza
devo dire che tutte le mie aspettative si sono confermate anche al di la delle
speranze.
Mi sembra che anche tu abbia fatto scelte importanti: una società di
consulenza con Umberto Colombo, Giovanni Battista Zorzoli, Luciano Caglioti
e Pierluigi Ridolfi ha tutte le premesse, i riferimenti ambientali, le giuste
connessioni, e la storia, per avere lusinghieri successi, in quel particolare
mondo.
Sono rimasto sorpreso dalla richiesta di collaborazione sul progetto Indonesiano,
per essere sincero un po più che sorpreso.
La tua cortesia mi impegna a svolgere con qualche ampiezza i motivi che mi impongono
di declinare questo invito.
Ricambio labbraccio,
caro Lanzavecchia, ti saluto con la consueta cordialità e mi farebbe
piacere una tua risposta.
Lorenzo Matteoli
Svolgimento
Sono stato fin dal 1970 un
convinto antagonista della scelta nucleare Italiana: sono stato il primo firmatario
della richiesta di Referendum Popolare fatta alla Regione Piemonte, una delle
tappe che dopo molti anni, fatiche e battaglie portò al referendum nazionale
sulla scelta nucleare del 1987. Sono stato a suo tempo consulente dei Sindaci
delle città nuclearizzande in Piemonte e, con una mia memoria
alla Regione Piemonte, bloccai la relazione di localizzazione predisposta dallallora
CNEN. Un documento contraddittorio e approssimato secondo un modulo che dopo
qualche tempo appresi essere quello tipico dellENEA.
Sono stato fra i primi a proporre in Italia la pianificazione energetica associata
alla pianificazione territoriale (spazio tempo ed entalpia ...) con il primo
studio sullIsola di Pantelleria, e quello sulla Sardegna (Sardegna 2010)
. Queste ricerche e i modelli validati al Brookhaven National Laboratory dimostrarono
bene la inutilità pericolosa della scelta nucleare in Italia fin dal
1975. Il nostro argomento era fin da allora quello della capital intensity
e dei tempi della tecnologia nucleare: insostenibile luno e troppo lunghi
gli altri a fronte delle molte altre scelte possibili. Un cavallo di battaglia
sempre vincente nei dibattiti pubblici con gli alti dirigenti e con i consulenti
mandati dal CNEN/ENEA: il cui unico argomento era un improbabile 10 alla meno
13 di Rasmusseniana memoria, che nessuno degli interlocutori poteva capire e
che i relatori del CNEN/ENEA spiegavano confusamente, ma imponevano risoluti.
Personaggi sicuri delle loro verità e poco disposti ad ascoltare gli
altri e ad affrontare un dialogo con le parti sociali e con lopinione
pubblica che trattavano con la superiore sufficienza, che rifletteva la cultura
del loro ente. Lo stile ENEA. Lo stile della generazione di Gioja Tauro.
Se non ho capito male questo dovrebbe essere il campo della proposta che il
vostro gruppo di consulenza vorrebbe fare al Governo Indonesiano ventanni
dopo: come dici nella tua lettera : ... aiutare il governo indonesiano
in una corretta gestione del programma (nucleare) cosi da contenere le
possibili reazioni negative interne ma anche internazionali....
Per completare il quadro del mio passato di impegni a favore di scelte energetiche
e ambientali organiche devo anche ricordare la mia candidatura nelle Regionali
del 1978 in Sardegna con il Partito Radicale , tutta la azione di studi e ricerche
e sperimentazione sulla fattibilità tecnica ed economica delle energie
cosiddette alternative fatta con diverse Committenze (Ministero dei Lavori Pubblici,
Commissione delle Comunità Europee, Ministero della Pubblica Istruzione,
CNR) fino al 1992 quando, relatore invitato ad un convegno della Commissione
delle Comunità Europee a Torino nellambito del progetto Thermie
denunciavo pubblicamente la grave responsabilità dellENEA per ...lalternativa
mancata a venti anni dalla crisi del Kippur.
Una alternativa della quale peraltro Umberto Colombo era per qualche tempo apparso
riferimento e sostegno non solo in Italia (chi non ricorda la fase WAES e i
suoi scritti sullefficienza energetica).
Questo sarebbe il vero contributo che lItalia dovrebbe dare allIndonesia:
progetti e tecnologie per la integrazione qualitativa dellenergia, per
lefficienza di secondo ordine, tecnologie appropriate alla fase di sviluppo,
strutture per lo sviluppo consistente con le condizioni culturali e ambientali
locali, le basi tecniche ed economiche per difendere il Paese dalla rapina ambientale
attualmente innescata e ancora arrestabile. I blue prints per la sostenibilità.
Ci sono in Italia gruppi e persone con le carte in regola per questa linea:
invece investiamo connections e potere per... contenere le reazioni negative?
In Italia lalternativa è mancata anche, e soprattutto, per la responsabilità
ENEA, ENEL, ENI e varrebbe veramente la pena impegnarsi e dare un contributo
perché questa non venga sconfitta anche in Indonesia dove le condizioni
non sono ancora compromesse e dove la potenzialità di altri percorsi
non è utopica, ma reale.
LIndonesia.
LIndonesia è un paese ricco di risorse energetiche: petrolio e
gas naturale abbondano a Sumatra, Kalimantan, Irian Jaya e diffusamente nellarcipelago.
La popolazione di quasi 200 milioni di abitanti (il quarto paese del mondo)
è distribuita su 6000 isole polverizzate lungo una striscia di pianeta
lunga 5000 kilometri. Un progetto energetico per lIndonesia deve avere
come caratteristica fondamentale quello della diffusione delle fonti ed è
chiaro il conflitto con la ipotesi dellaccentramento nucleare che, assorbendo
una forte quota di capitale, impedirebbe le alternative integrate a breve termine
mettendo leconomia in condizioni di grave fragilità. Uno degli
immediati risultati della scelta nucleare sarà questo: ipotecare a favore
di una economia privilegiata le risorse energetiche fossili attuali e future
dellIndonesia attraverso un suo forzato indebitamento con linvestimento
nucleare. Predisporre quindi le condizioni per rovesciare sul quel Paese tutto
larmamentario degli errori irreversibili che il concetto di sviluppo-rapina
degli anni 50/60 ha imposto al modello occidentale e che oggi stiamo cercando
faticosamente di correggere forse senza molte speranze.
La fattibilità di un progetto integrato non nucleare in Indonesia emerge
nitidamente da tutti gli studi svolti dalla Commissione per le Comunità
Europee negli ultimi dieci anni. Sole, vento, geotermia, biomassa e idroelettrico
diffuso insieme a gas naturale e petrolio abbondanti potrebbero agevolmente
fornire allo sviluppo Indonesiano tutta lenergia necessaria senza strangolare,
nel debito polarizzato dallinvestimento nucleare, il possibile equilibrato
sviluppo infrastrutturale e senza anticipare inutilmente tecnologie di conversione
energetica associate a conseguenze ambientali irreversibili.
La decisione nucleare recentemente confermata da Soeharto sta provocando un
acceso dibattito negli ambiti competetnti della società Indonesiana,
ma sui giornali, tutti allineati al regime, si leggono solo cronache moderate
e, fra poche settimane, si leggerà solo un martellante, orchestrato consenso.
The Economist (Ottobre 7/13, 1995), in un numero monografico sul problema dellenergia
nei paesi in via di sviluppo dellAsia, aveva inquadrato bene il problema.
La lettura del saggio de The Economist è utile anche per fare qualche
riflessione sul dibattito che ci impegnò in Italia negli anni 70/80 e
per derivare qualche suggerimento di comportamento attuale.
Ecco un estratto del pezzo di apertura:
Asias energy temptation.
Nuclear power supplies 5% of the Worlds energy from more than 400 plants.
But with the exception of France and Japan, the rich world has stopped ordering
new reactors. A technology that was once deemed both clean and too cheap
to meter has proved to be neither. The industrys chief hope now
rests on the poor world. Western firms with reactors to sell will be flocking
to Tokyo on October 8th for the World Energy Congress, a giant jamboree for
the energy business. Asia, where electricity demand from developing countries
is growing at 8% a year, will be on everyones lips. New reactors are planned
in China, Taiwan, Indonesia, South Korea, Pakistan and India. Its good
news for the reactors vendors; but these countries are making a mistake.
The economic arguments for building new nuclear plants are flawed. The marginal
costs of generating electricity from nuclear may be tiny, but, as the technology
now stands, huge and uncertain costs are involved in building the power stations,
dealing with spent fuel, and decommissioning. Many western governments which
sang nuclears praises now admit that gas and hydro power can produce cheaper
electricity.
The economics of nuclear power in the poor world could prove to be worse still.
As in the rich world, fossil fuels such as gas and coal are invariably cheaper.
In China the case for nuclear power may be a little stronger as domestic reserves
of coal - though huge - are located far from some areas of growing electricity
demand. But most developing countries, including China, are strapped for cash
and need to increase electricity supply quickly to meet soaring demand. Nuclear
plants fail on both counts: they are hugely capital intensive, and can take
as long as ten years to build.
Those still charmed by nuclear power (as The Economist was a decade ago) nowadays
make three new arguments in its favour: that it is a defence against climate
change, against another OPEC-administered oil shock, and against the inevitable
exhaustion of fossil fuels.
None bears close examination.
Il saggio prosegue con dati e precisi riscontri secondo il costume rigoroso
della rivista: fa piacere vedere lonestà di questo giornale che
ha la forza di riconoscere il suo errore. Fa piacere anche vedere riconosciuta
come corretta la posizione che avevamo ventanni fa. Una posizione che
lENEA, e la "scienza" al suo servizio, allora irrideva e che,
ancora oggi, non rispetta, se non negli eleganti saggi di insigni studiosi ospitati
sulle sue belle riviste.
Per questi motivi non posso, nel 1996, andare in Indonesia a sostenere il contrario
di quello che ho sostenuto in Italia per ventanni, che la successiva storia
ha dimostrato giusto e che oggi tutta la comunità scientifica civile
sostiene essere ancora piu attuale per i paesi in via di sviluppo: il
saggio de The Economist non è un episodio estemporaneo, ma ha precisi
riscontri nei risultati di studi, ricerche, modellazioni e sperimentazioni condotte
da tutti i piu importanti Istituti di indagine e studio nel mondo.
Non posso sostenere per lIndonesia tesi vetero-nucleari che si sono già
chiaramente dimostrate sbagliate e dannose per il resto del mondo: in questo
campo mi trovo, da sempre e ancora, dalla parte di quelle che Lanzavecchia chiama
con delicato eufemismo ... reazioni negative.
Con laggravante che mentre venti anni fa si poteva dare, con qualche sforzo,
al fervore nuclearista il beneficio della absence of malice , oggi
non piu.
Il nostro problema in Indonesia
Chi, Italiano, si presenta in Indonesia deve sapere che abbiamo dei problemi
in quel Paese: questo è dolorosamente vero nel campo delle tecnologie
nucleari dove la nostra fama è pessima.
LENEA infatti, è riuscito, anche nel bellissimo Arcipelago delle
Isole della Grande e Piccola Sonda, a fare una brutta figura, avallando la fornitura
agli Indonesiani, con i soldi della Cooperazione allo Sviluppo MAE, di un impianto
per la produzione di barre di combustibile fissile per il reattore CIRENE. Lo
stile ENEA.
Una filiera italiana molto chiaccherata che non è mai andata
oltre la fase di grosso pentolone e che lIndonesia non avrebbe quindi
mai potuto avere per utilizzare le barre che limpianto fornito non avrebbe
mai prodotto. Il bidone della Nira, firmato ENEA, ha gravemente danneggiato
limmagine Italiana in Indonesia.
Per di piu limpianto, mai attivato, arrugginito, cadente e aggredito
dalla lussureggiante vegetazione tropicale fa ancora oggi bella mostra di se
al Centro di Puspitek in mezzo a scintillanti e funzionantissime tecnologie
Tedesche, Giapponesi, Americane e Francesi.
Il nostro Ministero degli Affari Esteri ha sempre coperto con complice silenzio
questa vicenda che io denunciai in una speciale relazione a pochi mesi dal mio
arrivo a Jakarta.
Personalmente sentivo una responsabilità come rappresentante dellItalia:
non so se il prof. Colombo, che ha presieduto lENEA per tutti quegli anni
e dopo ancora, abbia mai avuto dubbi. Rispetto alle decine di migliaia di miliardi
spesi dallENEA nella voragine del fallito programma nucleare Italiano
e ai valzer sul CIRENE, i miliardi del pentolone di Puspitek sono un pelucchio
e la capacità di riflettere con conseguenza sugli errori non sembra appartenere
allo stile ENEA: sotto tutti i travestimenti alternativi la proposta è
sempre la stessa e lENEA rimane uno degli incrollabili monumenti dellItalia
di Gioja Tauro. Predicare una cosa, ammiccando furbescamente come tanti Alberti
Sordi, e farne unaltra.
Gli Indonesiani ricordano bene: per loro limpianto di Puspitek è
stata una truffa e associano questa truffa a precise responsabilità scientifiche.
Il sorriso Javanese e le parole di grande stima pronunciate in sede ufficiale
non devono ingannare. Ci saranno domande precise e dovrete distinguere M&T
dallENEA nonostante lomologia dello staff. Cosi come ci saranno
domande precise su come funziona il nucleare Italiano e su come a suo tempo
siano state contenute le ... reazioni negative nel nostro Paese.
I Javanesi sorridono sempre anche quando, con elegante cortesia, passano con
leggera pressione il filo di un coltello, piu o meno metaforico, sulla
gola.
Conclusione.
Il gruppo di consulenti ex ENEA andrà in Indonesia e godrà di
buone presentazioni, grazie al deferente aiuto di qualche allineato ambasciatore
opportunamente istruito dal Ministro Agnelli e alle poderose credenziali del
suo staff profile.
Avranno lincarico e lo svolgeranno secondo lo stile M&T: il mio augurio,
per M&T e per lIndonesia, è che il progetto abbia un successo
analogo a quello che ebbe a suo tempo il progetto nucleare Italiano ...
C è però un risvolto piu preoccupante, che vale la
pena spiegare.
Quando Soeharto decide, fa.
Il regime gestisce in modo conseguente leventuale dissenso.
Quando Lanzavecchia parla di: ... aiutare il governo indonesiano in una
corretta gestione del programma cosi da contenere le possibili reazioni
negative interne, ma anche internazionali.... descrive in termini eufemistici
una figura che nella realtà Javanese sarà molto diversa.
La semplice lettura delle vicende Indonesiane sulla stampa internazionale (Time,
Newsweek, The Economist, Foreign Affairs) è sufficiente per capire come
vengono amministrate in Indonesia...le possibili reazioni negative, e quanta
cinica, anche se involontaria ironia, ci sia nel concetto di contenerle
per mezzo di consulenti scientifici competenti.
La società civile Indonesiana, che oggi sacrifica la sua libertà
alla pace sociale, leggerà in modo diverso il ruolo dei consulenti Italiani
che vedrà come quello di strumenti del regime disponibili a fornire una
copertura scientifica alla mano militare.
Che è precisamente quello che faranno.
Non saranno loro a sciogliere le... reazioni negative interne, se del caso,
queste verranno maneggiate da anonimi, robusti e decisi giovanotti, atletici,
snelli, bruni ed eleganti nelle attillatissime uniformi di fatica, che alle
4.00 della calda e umida notte di Jakarta andranno silenziosi nelle case degli
intellettuali e degli attivisti Indonesiani reazionari.
Se il dibattito si mantiene in un ambito di civiltà questi verranno mandati
per un tempo non definito nellisola di Buru o in qualche altra lontana
isoletta. Se le cose dovessero essere meno facili non verranno mandati in nessuna
isola.
Quando vedrete che le reazioni negative sono finalmente contenute non siate
troppo sicuri che il merito sia tutto vostro. Si chiama organizzazione del consenso
Java style.
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Ho svolto i motivi per i quali ritengo di non poter accettare linvito
di Lanzavecchia. Credo anche di aver fornito qualche elemento che potrà
essere utile tenere presente per contenere ...le "reazioni negative"
quando sarete nel Grande Arcipelago.
Un suggerimento: inserite nella vostra proposta una seria confezione di blue-prints
for sustainibility .
Fallito il piano nucleare di Soeharto, come certamente fallirà, qualcosa
di utile rimarrà agli Dei dellArcipelago, che ve ne saranno grati.
Sono divinità robuste, capaci di feroci vendette, ma capaci anche di
grande benevolenza, quando vogliono.
Dewa dewa dari Nusa Tenggara terkenal sangat sahti kejam dan berbahaya, tetapi
mereka juga bisa berubah menjadi sangat baik kalau mereka kehendaki.
Commento 2002: Lanzavecchia, Colombo e Zorzoli non sono mai andati in Indonesia
non so se come conseguenza della mia provocazione o per il saggio intervento
delle divinita' dell'Archipelago Nusa Tenggara: una buona cosa alla luce di
quanto si e' verificato in Indonesia negli anni seguenti.
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