La cultura dello "sport"
e lo sport nella storia.
Lo sport è talmente pervasivo nella nostra società, così
presente nella quotidianità, così rumorosamente ovvio,
da sfuggire alle esigenze di definizione.
Nessuno sente la necessità di "definire" una cosa con
le caratteristiche di banale evidenza che connotano lo "sport".
Come laria che respiriamo e lacqua che beviamo, o la sabbia
sulle spiagge di Scarborough.
Come sempre succede, lesercizio di analizzare cose banali riserva
sorprese. Ci accorgiamo che banali non sono e che la loro "pervasività"
inganna e suggerisce semplificazioni o luoghi comuni che tradiscono
la reale intricata complessità e le profonde radici genetiche
e antropologiche.
Due caratteristiche fondamentali della nostra matrice comportamentale
sono il desiderio di competere, confrontarsi e vincere (agwnismòV)
e il desiderio di vedere riconosciuto il nostro merito (areteia). Questi
due "motori" genetici si esprimono a livello del singolo individuo
e delle sue diverse aggregazioni sociali e antropologiche: famiglia,
tribù, città, nazione, razza, specie
Lagonismo e il desiderio di riconoscimento sono i due motori che
hanno determinato, insieme a molti altri e insieme alla "razionalità",
levoluzione selettiva nella specie umana e nel contesto ambientale per
500 mila anni e sono anche i due motori che, con molta probabilità,
insieme alla "razionalità" e al suo mito, ci condurranno
al drastico ridimensionamento o allestinzione.
Competere, confrontarsi e vincere, affermare e vedere affermati i meriti
e lidentità sono in sintesi la ragione del nostro successo
e la premessa della ineludibile futura catastrofe. Non è quindi
per caso che questi stessi elementi siano la struttura del gioco che
chiamiamo "sport". Che in realtà è lemblema
del grande gioco esistenziale. Il gioco di vivere.
Le definizioni di sport e di gioco.
Sport Something that is a source of pleasant diversion (Webster)
Sport (deport fr. disport, diporto) Attività intesa a
sviluppare le capacita fisiche e insieme psichiche e il complesso
degli esercizi e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui
si realizza, praticati nel rispetto di regole codificate da appositi
enti, sia per lo spirito competitivo (s. dilettantistici, s. olimpici)
differenziandosi così dal gioco in senso proprio, sia, fin dalle
origini, per divertimento, senza quindi il carattere di necessita,
di obbligo che è proprio di ogni attività lavorativa;
(Treccani)
Play recreational activity; (Webster)
Gioco qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedichino,
singolarmente o in gruppo, bambini o adulti, senza altri fini immediati
che la ricreazione e lo svago, sviluppando ed esercitando nello stesso
tempo, capacita fisiche, manuali e intellettive; (Treccani)
La comparazione fra i due termini in italiano non è facile: si
può genericamente affermare che mentre tutti gli sport possono
essere giochi, non tutti i giochi possono essere sport. Di fatto sono
plausibili molte interferenze e sovrapposizioni
La comparazione fra i due termini in inglese è ancora più
ambigua: ce quasi sovrapposizione semantica. Forse non per
caso: nomina substantia rerum.
Se poi andiamo a vedere gli specifici "giochi" ci accorgiamo
che non molti possono sfuggire alla connotazione di essere in sostanza
"sports".
Per rendere ancora più confusa la situazione va introdotto il
concetto di "lavoro giocoso" (playful work) e in genere della
ampia categoria di lavori che si prestano ad essere svolti come "giochi"
o come "sport" e della simmetrica categoria di "giochi"
e di "sport" che sono invece svolti come "lavoro".
Come spesso succede il tentativo di definire e di identificare porta
qualche chiarezza, ma apre anche il problema a ulteriore complessita.
Linsegnamento che se ne puo trarre è quello che esiste
una continuita fra le categorie del gioco, dello sport e del lavoro.
La definizione degli elementi di questa continuita consente di
individuare e caratterizzare ogni situazione particolare
Come il lavoro e come tutte le attività connesse con la sopravvivenza
lo sport e il gioco sono sempre esistiti. Nel 1800 si è formalizzato
il concetto di "sport" inteso come esercizio sistematico e
normato dellagonismo e dellaffermazione della identita
degli individui.
Lidealismo moralistico dell800 è responsabile del
grande equivoco semantico sul termine "sport" quando è
stato forzata la condizione di "disinteresse economico" come
elemento qualificante dello sport invece della connotazione genetica
dellagonismo e dellaffermazione più o meno strumentale
alla acquisizione di potere e di status sociale degli individui e dei
gruppi.
La saggistica relativa allo sport è abbondantissima di materiale
documentario (storia degli sport, date calendari, records, regolamenti,
eventi etc.), ma molto limitata sul versante critico-epistemologico
(antropologia, cultura, storia della cultura dello sport).
Resta un testo di fondamentale riferimento quello scritto nel 1938 da
Johan Huizinga (Homo Ludens) dal quale riprendo una definizione di gioco
che può estendersi allo sport con la opportuna critica attenzione.
"Summing up the formal characteristics of play we might call
it a free activity standing quite consciously outside "ordinary"
life as being "not serious", but at the same time absorbing
the player intensely and utterly. It is an activity connected with no
material interest, and no profit can be gained by it. It proceeds with
its own proper boundaries of time and space according to fixed rules
and in a orderly manner."
Lo sport e la guerra.
Come lo sport e per ragionamenti simili a quelli fin qui svolti anche
la guerra è sempre esistita: la necessita di competere
e vincere che motiva lattività sportiva è la stessa
che motiva la guerra. Competere e vincere per sopravvivere o vincere
per vivere meglio. Sopraffare e annichilire per avere più potere
o per sopravvivere. Solo raramente vincono quelli che combattono per
sopravvivere: la storia purtroppo dimostra che quasi sempre vincono
quelli che combattono per il potere. Nei millenni il profilo dei sopraffattori
è diventato dominante nel profilo genetico della nostra specie.
Huizinga ritiene che la guerra sia molto vicina al gioco negli elementi
strutturali:
"Indeed all fighting that is bound by rules bears the formal charactieristics
of play by that very limitation. We can call it the most intense , the
most energetic form of play and at the same time the most palpable and
primitive. Young dogs and small boys fight for fun, with
rules limiting the degree of violence; nevertheless the limit of licit
violence do not necessarily stop at the spilling of blood or even at
killing." (Johan Huizinga, Homo Ludens pg. 89)
La differenza è lesito "letale" per il vinto
che è tipico della guerra e che non è invece necessariamente
conseguente alla sconfitta nello sport. A questa importante differenza
si aggiunge anche quella del costo: le guerre sono molto più
costose degli scontri o incontri sportivi in termini di vite, di sofferenza,
di denaro e di ambiente.
In un ambiente a risorse limitate la ineludibilità della sopraffazione
dei più forti nei confronti dei più deboli è da
sempre evidente. è interessante notare che, insieme a questa
ineludibilità, gestita con investimenti enormi e impegno di dimensione
"storica", luomo ha da sempre anche investito enormi
risorse per "temperarne" la crudeltà. Il paradigma
è quello di sopraffarsi vincere, distruggersi riducendo nei limiti
del possibile la sofferenza. La contraddizione è tipica della
nostra complessa ambiguità: Croce Rossa, aiuti umanitari, ospedali,
charities varie si associano disperatamente ai massacri per renderli
meno "efferati". Una serie di attività umanitarie accessorie
che rappresentano quello che resta delletica "ludica"
nella guerra di sopraffazione e annullamento.
Lo sport è stato sempre un "simulacro" di guerra: le
sue specialità sono da sempre chiaramente "militari":
spade, giavellotti, corse, salti in alto, lotta, maratone, salto con
lasta, nuoto sono tutte attività che vengono impiegate
nelle battaglie, negli assedi o nella gestione logistica degli eventi
militari.
Gli sport di squadra oltre alla prestanza dei singoli individui, associano
elementi di strategia e di tattica spesso molto sofisticati sia tecnicamente
che psicologicamente.
La guerra è lapplicazione dello sport e lo sport è
la formazione per la guerra. Nei secoli la "political correctness"
si è svolta per confondere le cose e per togliere dallimmagine
dello sport ogni "memoria" dellorigine e della motivazione
di fondo. Quando oggi dobbiamo occuparci di patologia dello sport spettacolo,
hooliganismo, violenza negli stadi, thugs dovremmo ricordarci della
motivazione genetica originale che invece di venire moderata dai comportamenti
indotti dal paradigma culturale viene da questo esaltata.
Nei giochi violenti medievali questa preoccupazione era assente: erano
esplicitamente e volutamente violenti, erano una immediata simulazione
di scontro fisico e duro, erano luogo di formazione e allenamento per
il mondo reale. Senza molte finzioni.
I Tornei, le Giostre, le Melees sembravano spettacolo cavalleresco,
ma erano cose molto serie. Tanto serie che i morti si contavano spesso
e numerosi.
Lo sport e la politica
Questo è il settore più interessante e ambiguo delle complesse
relazioni fra lo sport e la cultura sociale.
Lo sport è lesercizio e l affermazione di valori
di prestanza fisica e intellettuale: chi vince ha una immagine molto
positiva nel contesto sociale.
La nazione che vince ha una immagine teoricamente positiva nel contesto
internazionale e nella storia. La vittoria che una volta rappresentava
la volontà del Dio o degli Dei, oggi è la prova e "documenta"
la bontà di un regime o di uno stato sociale: una nazione che
vince nello sport e, secondo il paradigma consolidato, una nazione
ben governata, sana, positiva. Un "modello".
E tanto forte questa presunzione, o, perlomeno, è stata
tanto forte, da provocare la sua stessa crisi.
Tutti i regimi totalitari infatti investono somme enormi nello sport
per poter prevalere nei grandi eventi internazionali (Olimpiadi, Campionati
mondiali delle varie specialità) per dimostrare la loro validità
e per raccogliere quindi il ritorno positivo di immagine, sia allesterno
che allinterno, esaltando lamor proprio e i sentimenti nazionalistici
della gente. Oltre alle somme investite spesso la gestione degli atleti
finalizzata al massimo sfruttamento è disumana: il plagio e lannullamento
della volontà individuale mediante pratiche di brainwashing o,
peggio, di coartazione fisica, sono correnti. Luso di droghe è
stata pratica normale nella Germania dellEst e in molti paesi
del blocco ex-Sovietico. Le nuotatrici della Repubblica Democratica
Popolare Cinese hanno avuto sistematici guai con i controlli anti-doping.
Anche in paesi "relativamente" normali, come lItalia
ad esempio, limpiego di droghe per migliorare i rendimenti degli
atleti è stata pratica segretamente "tollerata" dal
CONI (squadra nazionale femminile di nuoto ai tempi di Primo Nebiolo):
i buoni risultati portano finanziamenti istituzionali e sponsorizzazioni
con beneficio sia degli atleti che dei dirigenti sportivi, oltre ad
aumentare il potere dei responsabili nelle gerarchie degli enti preposti
allo sport. Immagine, denaro, potere.
Analogo e più delicato il rapporto tra allenatore e atleta: spesso
si verifica che sia lallenatore a drogare il suo atleta per la
necessita di conferma e di successo professionale.
Come ai giorni nostri il successo sportivo porta immagine e lustro ai
Governi, in tempi antichi la pratica sportiva era una esibizione del
potere del Principe e dei suoi "guerrieri/atleti". Le gesta
dei cavalieri nel Torneo incutevano giustificato rispetto.
Al tempo del Fascismo in Italia, del Nazionalsocialismo in Germania
e del comunismo nei paesi dellEst Europeo, limpiego dello
sport come strumento dei regimi (per promuovere lidentità
e lorgoglio nazionale, la superiorità razziale, lo spirito
di corpo
) era al limite del grottesco. La mancanza di auto-ironia,
che in genere si associa ai regimi totalitari, impediva lautocritica
e laffanno degli adepti soffocava il buon senso. E nota
la collera di Hitler dopo la vittoria nella corsa veloce del centometrista
nero Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Fu in quella occasione
che Leni Riefenstahl iniziò ad apprezzare la fisicità
della razza nera.
I sinergismi tra sport e potere politico sono diventati così
forti che, in molti Paesi, negli ultimi anni lo sport e, in particolare,
lo sport/spettacolo (football, soccer, rugby, basketball, hockey), non
si pratica o promuove per acquisire immagine, ma è uno strumento
quasi diretto di comunicazione con le masse. Murdoch, Agnelli e Berlusconi
acquisiscono immagine e potere attraverso le squadre di calcio ma, più
importante, attraverso le squadre di calcio comunicano alle masse dei
potenziali elettori la loro immagine e altri messaggi elementari di
diretta valenza politica. Sul loro esempio migliaia di piccoli e medi
industriali o imprenditori si comprano la squadra di calcio locale per
avere uno strumento di comunicazione con lelettorato che non ascolta
un messaggio politico, in genere comunque di scarso spessore, ma segue
il potente richiamo della identificazione emblematica con la squadra.
Il paradigma è: siccome il Milan e la Juventus "vincono"
Berlusconi e Agnelli "hanno ragione".
Una volta le elezioni nelle democrazie "funzionanti" si vincevano
sulla base della credibile proposta politica e dei programmi, oggi si
vincono sulla base dei goal segnati.
Lo sport e il business.
Il business internazionale aveva capito da tempo limportanza dello
sport come strumento e come veicolo di immagine. Solo dopo lavvento
della televisione pero il fenomeno ha raggiunto dimensione travolgente
tanto che oggi non può più esistere uno sport "indipendente"
o libero dalle condizioni della sponsorizzazione pubblicitaria. Anni
fa negli stadi Italiani i "falli" si commettevano o si simulavano
davanti ai cartelloni del "parmigiano reggiano" o della "perugina"
in modo che i fotografi potessero inquadrare "free of charge"
il giocatore dolorante con lo sfondo del cartellone. Con lavvento
della televisione quei pochi secondi di inquadratura che raggiungonon
una audience di centiania di milioni di persone possono valere milioni
di dollari.
Sono ancora cifre irrilevanti rispetto al denaro che viene messo in
moto dai diritti televisivi sugli eventi: le Olimpiadi non si potrebbero
svolgere senza il fiume di denaro che generano le esclusive TV. Denaro
che viene spartito ufficialmente e ufficiosamente in modi che non sono
ne pubblicati ne pubblicabili.
Le cifre daffari relative agli ultimi eventi Olimpici: Sydney,
Korea/Japan, Atlanta, sono impressionanti e non contengono una voce
importantissima: le spese sostenute dalle amministrazioni locali per
la costruzione degli impianti e delle infrastrutture.
Rispetto a queste cifre levento sportivo, la sua specificità
tecnica, la gloria lonore e la sofferenza della vittoria, perdono
qualunque valore: lindotto economico dello spettacolo conta molto
di più e a fronte di questo indotto gli eventi vengono modificati
e le stesse caratteristiche tecniche delle specialità vengono
adeguate.
Emblematica la eliminazione del "pentathlon" dalle prossime
Olimpiadi: specialità troppo noiosa, assorbe spazio televisivo
con poca audience e sottrae spazio televisivo a manifestazioni con molta
audience. Ovvero toglie spazio a manifestazioni ricche di sponsor per
ospitare manifestazioni senza sponsor pubblicitari. Game over.
Come per la politica dalla fase di utilizzazione dello sport da parte
del business si passa alla fase nella quale lo sport si adegua alle
esigenze del business: specialità vengono abbandonate, antiche
regole vengono cambiate per rendere gli eventi più telegenici,
rapidi, emozionanti e vendibili a audiences sempre piu vaste.
La Coppa dAmerica
La Coppa dAmerica è un altro interessante esempio del percorso
dallo sport al business. Anni fa la Coppa era una sfida riservata a
pochissimi multimiliardari che spendevano del loro per partecipare a
nome di uno Yacht Club alla costosissima serie di eventi. Oggi ci sono
industrie che si attrezzano da zero comperando know how, designers,
cantieri, tecnologie, skippers e marinai per poter partecipare alla
gara e quindi guadagnare dalla ricaduta di immagine. La gara, divenuta
strumento pubblicitario, si è adeguata a questo nuovo contesto
con le interminabili regate di eliminazione per la selezione del challenger
(Vuitton Cup) e si adeguerà ulteriormente per consentire la massimizzazione
dellaudience mondiale e quindi dei ritorni di diritti ed esclusive
televisive.
Un evento originariamente riservato al confronto aristocratico fra yachtsmen
di elite si è trasformato in un colossal della pubblicità
per cui le industrie si comprano le barche (e il "completo")
a cifre di svariati miliardi di dollari per poter partecipare e acquisire
la ricaduta di immagine pubblicitaria del valore di svariati miliardi
di dollari moltiplicati per 5 o 6 o 7.
Lagonismo e il naturale desiderio di vedere riconosciuto il proprio
merito, elementi del patrimonio genetico della specie umana Cro Magnon
da centinaia di migliaia di anni sono stati superati e sono divenuti
strumento di una altro importante elemento del profilo genetico il desiderio
di "potere" e di comandare. Condizioni fondamentali per la
proiezione verso le future generazioni dei propri geni.
I Tornei del Medioevo
Lunica attività paragonabile allo "sport" nel
Medioevo erano i tornei: la pratica dello sport come divertimento o
come gioco era sconosciuta anche per effetto del rigore moralistico
della Chiesa.
Sempre da Huizinga:
"The Mediaeval tournament was always regarded as a sham-fight,
hence as play, but in its earliest forms it is reasonably certain that
that the joustings were held in deadly earnest and fought out to the
death, like the playing of the young men before Abner and Joab."
Il paradigma Medievale era molto più semplice ed esplicito: sport
come allenamento e simulazione dellevento bellico. In molte occasioni
lo sport sostituisce il conflitto e questioni di potere e territorio
o di onore vengono risolte nel torneo. La vittoria corrisponde alla
approvazione divina. Famoso lo scontro fra 13 cavalieri italiani e 13
cavalieri francesi che nel 1503 risolse una controversia di onore cavalleresco
durante una delle tante campagne tra Francesi (Anjou) e Spagnoli (Aragona)
per la conquista dellItalia Meridionale.
Perché il combattimento mantenga la connotazione etica di gioco
deve essere un combattimento fra eguali: cessa di essere tale quando
è confronto fra diseguali.
La transizione attraverso lipocrisia moralistica ottocentesca
del "finto" disinteresse alla successiva travolgente strumentalizzazione
economica non era ancora avvenuta: non esistevano grandi mercati che
innescassero i profitti capaci di muovere il complesso procedimento.
I cavalieri medievali si affrontavano con lealtà e nel rispetto
del codice donore per sopraffarsi ed eventualmente uccidersi al
solo scopo di dimostrare la loro superiorità e quella del loro
Principe. Potere e status sociale erano i motori primi della motivazione.
Qualche volta gli scontri erano motivati da offese allonore cavalleresco
che dovevano essere riscattate nel confronto armato.
Sono rimaste alcune cose curiose nel mondo attuale: la necessita
di "riconoscere" il cavaliere rivale prima dello scontro per
evitare di scontrarsi con controfigure o millantatori richiedeva di
sollevare la visiera dellelmo e mostrare il volto. Il gesto è
rimasto nellattuale saluto militare. Non molti lo sanno.
Molte manifestazioni "medievali" sono rimaste, con loriginaria
liturgia più o meno stravolta, e vengono ancora praticate oggi:
molte sono messe in scena teatrali, più o meno sofisticate e
ben fatte, di antichi eventi, molte sono plateali finzioni inventate
di sana pianta a scopo turistico. Senza distinguere fra le due cose
per amore di patria elencherò alcuni dei più noti eventi:
La giostra del Saracino
Il Palio di Asti (Asti)
Il Calcio Storico (Firenze)
La regata Storica (Venezia, Pisa, Amalfi, Genova)
Il Gioco del Ponte (Pisa, Venezia)
La disfida di Barletta
Il Palio di Siena
Fra tutte le manifestazioni di questo tipo ce ne è una,
e credo che sia proprio una sola, che non è una rievocazione
o una ricostruzione teatrale contemporanea di eventi antichi: è
levento stesso che continua e si svolge ininterrotto da secoli.
Non nel rispetto delle antiche procedure rievocate, ma nella loro esatta
operazione attuale: un evento vigorosamente attuale e vivo: il Palio
di Siena.
Il Palio di Siena si corre da 7 secoli due volte allanno (2 Luglio
e 16 Agosto), le stesse contrade, le stesse regole, la stessa piazza,
le stesse liturgie e procedure, la stessa appassionata e travolgente
partecipazione della gente di Siena.
Le caratteristiche della corsa sono "originali": niente scommesse,
niente pubblicità, niente sponsor, un set di regole e un set
di modalità altrettanto rigorose e validate dalla tradizione
orale per non rispettarle, tutto vale: doppio gioco, mance, accordi
espliciti, sottobanco e segreti ai danni delle contrade nemiche, accordi
fra contrade e fantini di contrade avversarie, accordi fra fantini,
finti accordi, finti veri accordi, veri accordi finti ecc.
Linteresse nella vittoria è la gloria della contrada e
la gioja di umiliare gli avversari sconfitti senza ipocrisia e in termini
volgari ed espliciti, il godimento perverso nella la beffa e nellingiuria
beffarda
Tutto questo risulta in una manifestazione di incredibile "veracità":
tutti gli accordi e i controaccordi si svolgono o si annullano nella
manciata di secondi della corsa che ha la potenza catartica di una esplosione.
La manciata di secondi della corsa non deve ingannare: il Palio dura
tutto lanno e vedremo come sia diventato dopo tanti secoli elemento
strutturale della cultura della Citta di Siena e dei Senesi.
Il Palio di Siena
... Geme il palco
al passaggio dei brocchi salutati
da un urlo solo.
E' un volo! E tu dimentica!
Dimentica la morte.
Eugenio Montale,
Palio Le Occasioni Parte IV
Un osservatore turistico del Palio assistendo alla
corsa e al corteo che la precede potrebbe qualificare il tutto come una
manifestazione ad uso turistico, stigmatizzare la violenza dei fantini
e la pericolosità del percorso per i cavalli. Porsi qualche curiosa
domanda sul comportamento apparentemente dissennato dei Senesi. Ammirare
colori, scenografia della Piazza del Campo, bandiere e sbandieratori.
Lamentarsi per i prezzi esorbitanti di ristoranti, caffè, alberghi
ecc. durante il Palio (e non). Non molto di più.
Un osservatore più attento si porrebbe domande sulla impressionante
"attualità" del Palio, il comportamento dei Senesi lo
indurrebbe a qualche riflessione successiva, il rigore della liturgia
e la precisione della esecuzione sarebbero ulteriori elementi di attenzione.
Chi invece vive a Siena sa che il Palio è una struttura culturale
che assorbe e comprende in modo totale la vita della Città. Certamente
più importante della politica.
Chi studia il palio si rende conto di essere di fronte ad un eccezionale
reperto storico-sociologico: un "fossile sociale vivente e attuale".
Per i contradaioli queste domande non esistono e non se le pongono affatto:
vivono il Palio in totale immersione. Il Palio per loro non è un
evento da osservare o da analizzare: è la vita oggi a Siena.
Il Palio di Siena si può porre come luogo emblematico di esercizio
di sport con motivazione di puro divertimento passionale non inquinata
da interessi economici.
Per questo è interessante studiarne la storia e analizzarne le
modalità di svolgimento e la sua articolata integrazione nella
vita quotidiana dei Senesi nel sociale, nella cultura e nella storia.
Origini e profilo storico del Palio di Siena
Le origini del Palio non sono di facile collocazione storica. Si ha una
prima notizia di una corsa di cavalli in Siena da documenti del 1239:
il Podestà del Comune commina una multa a un nobiluomo o comunque
a uomo di qualificato stato sociale per non avere ritirato il premio,
consistente in un maiale, riservato allultimo arrivato nella corsa.
Il rifiuto è considerato gesto offensivo nei confronti del Comune.
Da allora le notizie si susseguono: nel 1306 la Signoria ordina lo svolgimento
di una "carriera" da corrersi more solito e nel 1310 ci sono
documenti che attestano della regolarità annuale della corsa e
sono registrate spese del Comune per il suo svolgimento in onore della
Madonna dellAssunta. Gare di cavalli fuori le mura "palio alla
lunga" e dentro le mura "palio alla tonda" si svolgevano
comunque anche prima del 1239. Insieme e in data molto anteriore alle
prime notizie del Palio altri giochi popolari violenti caratterizzavano
la cultura cittadina: le "pugna" e le "emorie". Erano
questi scontri fra bande provenienti dalle diverse parti della Città
che si effettuavano con spirito carnascialesco ufficiosamente tollerati
e controllati dal Comune. Erano episodi di notevole violenza e spesso
ne risultavano morti e feriti.
Nel corso dei secoli avviene una complessa maturazione della struttura
organizzativa del Palio, prima corso da soggetti individuali e poi a poco
associato a organizzazioni ludiche (schiere) paramilitari (Compagnie)
che in fine si identificano e collegano alle diverse parti della Città
(Contrade). E del 1721 il primo regolamento della manifestazione
prodotto dalla Balia che, con diversi, più o meno radicali, aggiornamenti
arriva fino ai giorni nostri. Lultima redazione del regolamento
è del 1949. La formalizzazione delle contrade e dei loro nomi e
territori è del gennaio del 1730, sancito dalla Governatrice Violante
Beatrice di Baviera.
Il dibattito fra gli storici sulle origini del Palio verte sostanzialmente
sulla sua matrice di festa popolare o di celebrazione religiosa. Sulle
modalità della sua associazione con i diversi enti e istituti (schiere,
compagnie, contrade) dove è difficile escludere con sicurezza una
qualunque delle ipotetiche possibilità. Per avere una idea della
"forza" che listituto del Palio aveva in Siena si pensi
che nel "constituto" del 1262 si stabilisce che i fantini che
correvano il palio non fossero perseguibili per omicidi o ferimenti da
loro causati nel corso della carriera a patto che "praedicta maleficia
non committerint studiose".
La corsa nei secoli si radica nel sociale Senese con una forza propria.
Il suo svolgimento diventa "telos" complessivo della città,
le regole, i codici scritti e non scritti, il paradigma organizzativo
e la struttura logistica diventano componenti dominanti della cultura
di Siena. Il Palio non è una "rappresentazione" storica
è la storia stessa.
Gli avvenimenti Italiani, Europei e Mondiali sono riferiti al Palio. Quando
Gaudenzia scosso vinse il Palio sul Bruco montato da Mezzetto
Il Palio si corre oggi in due date dellanno (2 Luglio e 16 Agosto)
e occasionalmente si danno Palii speciali per ricorrenze particolari.Il
"regolamento" per il Palio
LArt. 89 del Regolamento per il Palio recita:
E proibito qualunque partito o accordo diretto a far vincere
il Palio ad una, piuttosto che ad unaltra contrada.
Il modo con il quale questo dispositivo regolamentare viene istituzionalmente
contravvenuto è una delle caratteristiche del Palio. La tradizione
pragmatica paliesca istituisce con maggiore forza del regolamento le modalità
con le quali gli accordi (partiti, salve, servizi, associazioni temporanee,
monti) vengono stipulati, sanciti e pagati.
Il Capitano con i suoi Mangini instaura una frenetica attività
diplomatica ufficiale e segreta con tutte le contrade meno che con quelle
per tradizione "nemiche", allo scopo di assicurare la vittoria
alla sua contrada. Gli accordi possono essere fatti anche con i fantini
o tra i fantini. Ogni contrada affida al proprio fantino una cifra in
denaro con la quale il fantino può, se riesce, stipulare accordi
fino allultimo minuto, nellentrone o fra i canapi con gli
altri fantini.
Al costume anglosassone questa sistematica e organizzata doppiezza appare
immorale, ma si possono invece fare diverse e interessanti considerazioni
sulla cultura dei "partiti" e degli accordi trasversali segreti
del Palio di Siena.
Ecco come pone il problema Johan Huizinga nel suo autorevole trattato
sul gioco (pag 52 "Homo Ludens" Routledge & Kegan Paul Ltd):
"People compete to be the first in strength or dexterity,
in knowledge or riches, in splendour, liberality, noble descent, or in
number of their progeny. They compete with bodily strength
or force of arms, with their reason or their fists, contending against
one another with extravagant displays, big words, boasting, vituperation
and finally with cunning and deceit. To our thinking, cheating as means
of winning a game robs the action of its play-character and spoils it
altogether, because for us the essence of play is that the rules be kept
- that it be fair play. Archaic culture, however, gives the lie to our
judgement in this respect, as also does the spirit of popular lore. In
the fable of the hare and the hedgehog the beau role is reserved for the
false player, who wins by fraud. Many of the heroes of mythology win by
trickery or by help from without. Pelops bribes the charioteer of Oenamus
to put wax pins into the axles. Jason and Theseus come through their tests
successfully, thanks to Meda and Ariadne. Gunther owes his victory to
Siegfried. The Kauravas in the Mahabharata win by cheating at dice. Freya
double crosses Wotan into granting the victory to the Langobards. The
Ases of Eddic mythology break the oath they have sworn to the Giants.
In all these instances the act of fraudulently outwitting somebody else
has itself become a subject for competition, a new play theme, as it were."
Cosi il Palio di Siena, il suo regolamento e la prassi istituita di contravvenirlo
con ogni sorta di accordo segreto e/o esplicito è nel suo complesso
"un gioco": le regole e le antiregole sono alla fine la stessa
convenzione. Le manovre dei capitani e dei mangini per assicurarsi la
vittoria possono anche venire interpretate come un tentativo di "ingannare
la fortuna" o di aumentarne la forza.
Certi "partiti" segreti non vengono rivelati dai Capitani nemmeno
alle responsabilità della Contrada: sono scritti e registrati nei
loro rapporti, ma soggetti a un vincolo di segretezza pluriennale o addirittura
perpetuo.
Le forme con le quali una contrada può "aiutare" o "danneggiare"
unaltra contrada sono svariate: tagliare la strada ai cavalli avversari,
trattenere il fantino, nerbare il cavallo o il fantino avversario, spingere
il cavallo avversario contro il cancellato o fargli allargare (alzare
in gergo) irrecuperabilmente la traiettoria nelle curve pericolose, nerbare
il cavallo scosso di una contrada amica per mantenerlo in gara ecc. ecc.Le
Contrade
Lorigine della attuali 17 contrade è molto discussa. si trattava
probabilmente di una organizzazione logistica militare conseguente alla
prima suddivisione della Città in tre parti (Terzo di Città,
Terzo di San Martino, Terzo di Camollia). Ogni Terzo era a sua volta composto
da venti contrade: in pratica poche case/famiglie ogni contrada. Forse
in questa dimensione minima si radica il forte senso di appartenenza attuale
dei contradaioli alla loro contrada quasi come una famiglia e per molti
aspetti più di una famiglia.
Con le pestilenze (1300-1350) e la conseguente drastica riduzione di popolazione
(20-30%) le contrade da 60 circa si ridussero prima a 42 e poi a 22 e
infine alle odierne 17. Nel Corteo del Palio sfilano figure con il volto
coperto che rappresentano le contrade "morte": perché
non se ne perda la memoria.
Per entrare nella "cultura" del Palio, nel suo "senso"
attuale è necessario comprendere le ragioni del rapporto intimo
fra contradaioli e contrada. Un legame quasi biologico fra individui e
"territorio" o contesto costruito che è forse il patrimonio
più importante di Siena e che è sempre stato obbiettivo
di impossibile imitazione da parte di molte altre realtà territoriali.
Non è solo passione, sentimento, campanile, identità, amore
di patria. Fra le contrade di Siena e i loro abitanti si è stabilito
con la storia un rapporto di intimità biologica (sunbioV) del quale
il Palio è una delle espressioni, certamente la più consistente,
ma non lunica. Il Palio, a sua volta, restituisce al legame contradaiolo/contrada
una potente carica di continuo rinnovamento emotivo. Il Palio è
lespressione della cultura contradaiola e le contrade, a loro volta,
si alimentano della passione che il Palio da secoli alimenta. Come in
tutti i rapporti di forte sentimento è un flusso nelle due direzioni.
Il cittadino di Siena nasce e viene battezzato "contradaiolo",
il Paggio Maggiore interviene al battesimo con il "bandierone",
la Contrada manda gli auguri alla famiglia del neonato. Attraverso le
tappe della sua vita sociale e religiosa (cresima, comunione, matrimonio)
la Contrada è sempre presente. In caso di bisogno la Contrada può
essere un riferimento non fiscale e non di grammaticale carità,
ma di partecipata solidale attenzione. Anche nellultima cerimonia
della vita del cittadino di Siena - il funerale - la Contrada è
presente con la bandiera e una delegazione della comparsa monturata.
Le storie e gli aneddoti che attestano questo legame sono infiniti a Siena
e oggetto di compiaciuta narrazione e testimonianza. Così come
il contradaiolo "appartiene" alla Contrada, questa appartiene
al contradaiolo in una relazione di significativo scambio affettivo.
Il Palio è la sublimazione del rapporto, la vittoria nel Palio
è la massima tensione espressiva del rapporto: solo questa riflessione
spiega lentusiasmo, le lacrime di gioia o di disperazione, le forme
esasperate con le quali esplode la passione dei contradaioli nella Piazza
del Campo il 2 Luglio e il 16 di Agosto ogni anno. Il Palio è lo
scopo della vita, la vita è il Palio.
Queste affermazioni possono apparire esagerazioni letterarie: il lettore
si ricrederà se avrà occasione di vivere anche solo qualche
giornata di "Palio" e vedere di persona la realtà dellevento
e il suo significato nella cultura della città.
In un mondo "globalizzato" non esiste centro e non esiste periferia,
gli individui non "appartengono" più a nessuna specifica
realtà (territorio, azienda, famiglia, città, regione, nazione)
e sono automaticamente "soli". Dalla solitudine alla disaffezione
e allostilità il passo è breve: una delle tante plausibili
spiegazioni del vandalismo, della microcriminalità urbana, della
disperazione giovanile e della droga.
Nel microcosmo della contrada Senese il senso di appartenenza è
invece totale. Il contradaiolo non ha dubbi sulla sua identificazione
con la sua Contrada.
La caratteristica assolutamente e ineludibilmente locale del Palio è
unaltra prerogativa unica: mentre altre forme di sport e di gioco
si esportano e diventano luogo di scambio e commercio internazionale e
in questa traslazione inevitabilmente si corrompono, il Palio di Siena
non ammette esportazione, vive e si rinnova sul suo tema creativo esclusivamente
allinterno del sistema locale dal quale viene arricchito di significati
proprio in quanto a sua volta produttore di valori sociali e culturali.
Molte cose sono diverse a Siena per effetto di questo senso di appartenenza,
il lavoro, lo studio, limpresa e la politica: quel complesso che
si indica generalmente come la "cultura urbana". Forse per ritrovare
nella storia qualche analoga esperienza dobbiamo andare alla poliV della
Grecia classica, o alla Roma dellepoca repubblicana.
Le contrade di Siena
Terzo di Città (6 Contrade)
Aquila (Eagle)
Symbol: Two headed eagle with crown
Colours: yellow with black and blue decoration
Chiocciola (Snail)
Symbol: Snail
Colours: red and yellow with blue decoration
Onda (Wave)
Symbol: Dolphin with a crown
Coloours: white and pale blue
Pantera (Panther)
Symbol: rampant panther with a crown
Colours: red and blue with whiter decoration
Selva (Forest)
Symbol: Rhinoceros under an oak tree
Colours: green and orange with white decoration
Tartuca (Tortoise)
Symbol: Tortoise
Colours: blue and yellow
Terzo di San Martino (5 Contrade)
Civetta (Owl)
Symbol: Owl with crown
Colours: red and black with white decoration
Leocorno (Unicorn)
Symbol: rampant unicorn
Colours: white and orange with blue decoration
Nicchio (Shell)
Symbol: scallop shell with a crown
Colours: blue with red and yellow decoration
Torre (Tower)
Symbol: Crowned elephant with a tower on its back
Val di Montone (Ram)
Symbol: Rampant ram with a crown
Colours: red and yellow with white decoration
Terzo di Camollia (6 Contrade)
Bruco (Caterpillar or silkworm)
Symbol: caterpillar with a crown
Colours: green and yellow with blue decoration
Drago (Dragon)
Symbol: flying dragon with a crown
Colours: red and green with yellow decoration
Giraffa (Giraffe)
Symbol: giraffe led by a Moor
Colours red and white
Istrice (Procupine)
Symbol: Bristling procupine with a crown
Colours: red, black and blue on a white background
Lupa (she wolf)
Symbol: she wolf with a crown suckling twin boys
Colours: white and blkack with orange decoration
Oca (goose)
Symbol: goose with a crown
Colours: white and green with red decorationI cavalli
I cavalli
Detti "barberi" (da Berberi: nota razza equina del Nord Africa)
devono essere cavalli molto robusti e in grado di controllare il nervosismo.
Specialmente allenati per una corsa breve, capaci di rapide accelerazioni,
di partenze fulminee e capaci di reggere alle sollecitazioni delle curve.
Vengono proposti alla "tratta" una ventina di cavalli e i capitani
delle contrade votano a maggioranza lesclusione o lammissione.
Il criterio è quello di escludere cavalli troppo forti e veloci
e quelli troppo lenti e bolsi per mantenere le sorti della corsa il più
possibile aperte. I capitani non vogliono ammettere cavalli troppo forti
nel giusto timore che possano capitare a contrade avversarie e cavalli
bolsi perché potrebbero venire aggiudicati dalla estrazione successiva
alla loro contrada. In questo modo il Palio viene mantenuto nella massima
incertezza fino alla fine.
I dieci cavalli ammessi vengono successivamente abbinati alle dieci contrade
sempre per mezzo di un sorteggio. La tratta è seguita dai contradaioli
che conoscono bene i cavalli e che quindi esultano se la loro contrada
si aggiudica nel sorteggio un buon cavallo o si disperano nel caso si
vedano aggiudicato un cavallo bolso (brenna).
Il Palio di Siena è stato ed è tuttora oggetto di critica
da parte degli animalisti per la pericolosità della gara nella
quale può succedere che un cavallo debba essere abbattuto per le
fratture irreparabili subite nella caduta.
Dopo laggiudicazione alle contrade i barberi vengono presi in carico
dai "barbareschi" che non li abbandoneranno mai fino al giorno
della corsa anzi fino al loro ingresso nei canapi.
E giusto ricordare il nome di qualcuno dei cavalli più famosi:
Ruello, Folco, Gaudenzia, Archetta, Tanaquilla, Panezio, Benito, Brandano,
Vipera, Zodiac, Ugo Sancez.
Alcuni aneddoti sui cavalli sono divertenti: un famoso vincitore di diversi
Palii negli anni della vecchiaia era diventato un tranquillo cavallo di
un verduriere
venuto in Città sentii il rintocco del "Sunto"
e memore delle antiche glorie si scatenò con il carretto delle
verdure attorno al campo provocando notevole trambusto. Gaudenzia scosso
volle a tutti costi vincere il suo ex fantino.
A fronte delle accuse di crudeltà degli animalisti Siena vanta
un servizio Veterinario speciale per la tutela dei cavalli del Palio e
sottolinea come il Palio sia rischioso sia per i fantini che per i cavalli:
non c è privilegio delluomo sugli animali.
I fantini
A Siena si dice: "Traditore come un fantino". I fantini del
Palio non sono mai di Siena, ma vengono da altre città della Toscana
e spesso addirittura da altre regioni (Sardegna). Vengono assoldati dalle
contrade e i migliori sono contesi a colpi di milioni. I fantini più
famosi hanno corso e vinto per molte contrade (Andrea de Gortes famoso
con il nome di Aceto ha corso 58 palii e ne ha vinti 14). Durante i giorni
del Palio le contrade cercano di controllare i loro fantini "a uomo"
per evitare che siano comprati e convinti a collaborare con altre contrade
al di fuori dai "partiti" stipulati dai capitani, o a far parte
di "monti" con altri fantini a danno della contrada, ma il controllo
completo non è mai possibile.
Labilità del fantino è fondamentale nel Palio: deve
sapere approfittare di ogni opportunità, deve decidere in modo
fulmineo durante lo svolgersi della corsa e in funzione di ogni cambiamento
che può avvenire nelle diverse fasi e fino agli ultimi metri. Mantenersi
sul cavallo "al pelo" (senza sella e senza staffe) al galoppo
sfrenato e con gli scarti e le impennate che caratterizzano i tre giri
del Campo richiede scioltezza e sinergia "animale" con i movimenti
del cavallo, nerbare selvaggiamente i cavalli e i fantini avversari mantenendo
il controllo del proprio animale non è semplice.
Il vero perdente della corsa è il secondo arrivato (perché
avrebbe potuto essere primo). Chi è in terza posizione può
al limite rinunciare al sorpasso per timore di arrivare secondo. Vince
il primo e con lui vincono le contrade sue amiche che celebrano con lo
stesso entusiasmo, o quasi.
I fantini si conoscono quasi sempre solo per il soprannome: Aceto, Pesse,
Cianchino Bufera, Mistero, Trecciolino, De, Marasma, Randa, Bazzino, Bazza,
Ciancone, Tremoto, Bucefalo, Topolone, Biondo, Veleno, Tristezza, Mezzetto
Ogni soprannome una leggenda
Le contrade amano e odiano i loro fantini: il fantino perdente se non
convince di non aver perso per sua colpa rischia botte e spesso alla fine
della corsa. i fantini poco convincenti sono stati salvati dalla furia
contradaiola dai carabinieri. I fantini hanno pessima fama: un recente
libro che raccoglie le biografie di 30 fra i più famosi fantini
del Palio si intitola "Ritratti di 30 assassini". E anche
vero che senza un fantino esperto e letalmente abile il Palio difficilmente
si vince con la sola buona sorte.
(insert pics of jockeys)
La tradizione che vuole i fantini forestieri suggerisce interessanti interpretazioni:
come se i Senesi volessero mettere in mani terze i loro destini. Una alienazione
scaramantica. Oppure, più probabile, la necessaria saggezza di
evitare a un contradaiolo la responsabilità pesantissima e intollerabile
della sconfitta.
La Corsa
Dopo il corteo storico che dura qualche ora, lanello attorno al
Campo viene sgomberato (pulito) dai carabinieri che allontanano tutti
coloro che vi si attardano o che lo hanno indebitamente invaso. I fantini
si sono cambiati, hanno dismesso labito da parata per indossare
il "pigiama" con i colori della contrada con il quale correranno
e sono nellEntrone (il cortile della Palazzo Pubblico) Il mossiere
ordina "a cavallo" e dal cortile del Palazzo i cavalli si avviano
al Campo. Mentre escono dal cortile da una guardia civica gli viene dato
il "nerbo": il frustino fatto con la pelle del pene di un torello.
La pelle viene seccata tenendola tesa con un peso, il manico del frustino
è ricavato da una zampa di capretto. Il nerbo viene impiegato solo
nella corsa e dopo la mossa sul proprio cavallo e sul cavallo e sui fantini
avversari allo scopo di disturbarli, disorientarli e confonderli. In questo
senso il Palio è allo stesso tempo "corsa" e "giostra".
Nel breve spazio di tempo che intercorre tra luscita dallEntrone
e larrivo nella Piazza del Campo vengono sorteggiate, con un particolare
marchingegno, le posizioni al canapo e quindi lordine dingresso
dei cavalli nei canapi e il cavallo di rincorsa. E fondamentale
che lordine non sia conosciuto in anticipo per evitare accordi su
manovre da svolgere alla partenza. Allo scopo di superare questa difficoltà
di regolamento i fantini ricevono dai loro capitani di contrada una disponibilità
di denaro che possono spendere per accordi allultimo minuto con
le contrade vicine in partenza e ingannare fino allultimo la Dea
bendata. Osservando i fantini in attesa di entrare nei canapi si nota
la frenetica attività negoziale: intese, segnali, parole vengono
scambiate rapidissimamente per garantirsi il sostegno o la non ostilità
dei concorrenti.
I canapi sono tesi e il mossiere chiama fra i canapi le contrade secondo
lordine sorteggiato. Il nervosismo dei cavalli e dei fantini è
al massimo e mantenere lordine non è facile. Il mossiere
attende il momento nel quale valuta che le posizioni siano corrette e
chiama la Rincorsa. La decima contrada (Rincorsa) entra al galoppo nei
canapi e il mossiere rilascia il canapo. Se tutto è regolare la
partenza è valida, ma possono verificarsi molti incidenti e il
mossiere può chiamare la partenza falsa.
Particolare importanza riveste lintesa o la non intesa fra il mossiere
e la Rincorsa. E il mossiere che indica alla "Rincorsa"
che può entrare nei canapi, ma questa può manovrare diversamente
se ritiene che il momento non sia propizio per la posizione dei cavalli
al canapo o per danneggiare la contrada nemica o favorire la contrada
amica. Oppure la rincorsa può tentare di forzare la mano del mossiere
entrando con anticipo nei canapi. Se il mossiere allenta il canapo di
partenza quando la rincorsa è appena entrata nei canapi questa
risulterà notevolmente svantaggiata, cosi come viene danneggiata
se lo rilascia più tardi e la costringe a trattenere il cavallo
già lanciato. Il sincronismo perfetto vedrebbe la Rincorsa al galoppo
entrare nei canapi e andare alla partenza con il cavallo già lanciato
e con conseguente notevole vantaggio sugli altri nove cavalli.
Il mossiere può sempre annullare la partenza che non ritiene valida
per motivi che non deve necessariamente spiegare: è un arbitro
al di sopra delle parti e i suoi eventuali errori fanno parte dellalea.
Ovviamente le discussioni sulla mossa occuperanno lunghissime serate nelle
contrade: il mossiere non è mai di Siena, si tratta in genere di
un autorevole e molto esperto membro di nobile famiglia Toscana. Il mossiere
non è mai stato oggetto di mire corruttive, ciò non vuole
dire che sia sempre stato esente dal sospetto e da pesanti critiche in
caso di "mosse" pasticciate..
Durante la corsa il fantino deve ricordare i "partiti" che la
sua contrada ha stipulato e comportarsi di conseguenza. Limportanza
delle posizioni nel canapo è fondamentale: è alla partenza
che si possono compromettere al massimo le possibilità di vittoria
tagliando la strada e costringendo verso lesterno i cavalli avversari
oppure schiacciandoli deliberatamente contro la barriera.
Superata la fase cruciale della partenza bisogna passare le due micidiali
curve di San Martino e del Casato la prima con i materassi di protezione
e la seconda senza. Anche alle curve le manovre di supporto o di intralcio
consistono nel costringere i cavalli avversari a traiettorie larghe (alzate),
ma queste manovre vanno fatte con scarti e finte molto rapidi mantenendo
il proprio cavallo in un percorso possibilmente ottimale.
Data la forte possibilità di cadute e di partenze svantaggiose
ci sono elevate probabilità che un cavallo ottimo con un ottimo
fantino sia eliminato: questo aumenta le possibilità di vittoria
delle contrade che non hanno avuto in sorte un buon cavallo.
I cavalli che perdono il fantino (cavalli scossi) possono vincere se arrivano
primi al traguardo senza perdere la spennacchiera, cioè i colori
della contrada. Hanno il vantaggio di correre più leggeri, ma possono
perdere motivazione. Nel 1854 il regolamento venne modificato per impedire
ai fantini di cadere volontariamente dal cavallo.
I tre giri si compiono in un minuto e 20 secondi, circa (più o
meno 10 secondi), ma difficilmente la corsa si risolve prima degli ultimi
30 secondi: i colpi di scena sono la norma.
Come dicono a Siena il Palio si corre fra dieci contrade e lundicesimo
cavallo è la Fortuna.
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