Interim:
ovvero
la crisi di luglio 2004
Il mai confessato desiderio Italiano di Re si sta avverando.
Come sempre succede con i Re non è il popolo che li sceglie:
i Re sono imposti (per volontà di Dio) oppure simpongono
(per volontà loro). Il popolo è solo citato per accidente,
ma in realtà centra poco.
Nei due casi il procedimento è difficilmente eludibile, specialmente
se avviene in una situazione dinespressa, ma leggibile, sinergia.
Ci si chiede come farà Berlusconi a trovare il tempo per svolgere
tutti gli adempimenti delle svariate responsabilità e competenze
accumulate. Il problema non esiste perché facendo tutto da
solo non dovrà sprecare tempo cercando di farlo fare dagli
altri o cercando di mettere daccordo gli altri fra loro e con
se stesso. Ore e ore destenuanti e inconcludenti riunioni potranno
essere dedicate, finalmente, a fare senza perdite di tempo
e senza la fatica necessaria per superare le resistenze esplicite,
implicite, dichiarate e non. Lefficienza complessiva del Governo
ne sarà sensibilmente beneficiata. Il problema se sia meglio
un governo creativo, sbamblinato, ma efficiente, o un
governo partecipato, serio, ma totalmente incapace di operare, per
lubriacatura di partecipazione, resterà aperto ancora
a lungo.
Il rapporto sulla manovra finanziaria per evitare learly warning
(avviso preliminare) dellEcofin è lattualissimo,
smagliante esempio. Dopo mesi di contorcimenti fra Fini, Tremonti,
Maroni e Follini in due orette di sereno e solitario (con telefono)
compitare del Capo è bello e fatto, piace anche
ai colleghi Europei: bene-bravo-sette-più.
Vivremo tempi interessanti.
Una caratteristica di Berlusconi, rischiosa da puntualizzare, è
quella della continua plateale aggressione alla quale è soggetto
da parte della stampa italiana non omologa (molta).
Berlusconi è anomalo nel costume Italiano.
Cercherò di essere il più chiaro possibile usando una
dimensione generale e storica, senza rischiare troppo e lasciando
allintuito dei lettori qualche margine dinterpretazione
(riempire gli spazi vuoti).
LItalia è da sempre popolata da personaggi potenti e
pubblici le cui malefatte, alcune anche molto gravi, sono note e conosciute
a tutti, ma mai trattate esplicitamente, ad alta voce, in pubblico:
presidenti di banche, presidenti di Associazioni Industriali, presidenti
di grandi corporazioni dello Stato e del Para-Stato, onorevoli deputati,
ministri e presidenti della Repubblica, vescovi e papi, capitani di
dinastie industriali leggendarie, cantanti, attori del cinema e del
teatro, grandi avvocati, grandi architetti, grandi commercialisti,
grandi cuochi, grandi pittori, grandi terzini, portieri e centrattacchi,
etc. etc.
Un silenzio di timore, rispetto e pudore fa dimenticare rapidamente,
furti, tradimenti, piccole sopercherie, corruzione, maramalderie,
brigantaggi e mostruose imprese scellerate che solo fugacemente e
raramente appaiono sui media.
Solo pochi meschini sono caduti in vera disgrazia: la gran maggioranza
(99% ?) dei grandi maramaldi sono sempre rimasti potenti e intatti.
Talvolta più potenti e più intatti di prima.
Ecco il vero fattore B.: Berlusconi viene spalmato quotidianamente
sulla stampa non omologa insieme alle sue malefatte vere,
presunte, documentate o meno. I risultati positivi vengono confezionati
con il folclore e la macchietta: due connotazioni che
il premier sembra coltivarsi con passione e senza sforzo.
Non ricordo personaggi pubblici che, in vita, sono stati così
ruvidamente e sistematicamente verificati dalla stampa e dai media
italiani. Si attende in genere la morte e qualche decina danni
per fare i bilanci più crudi. Per prudenza. Berlusconi invece
viene sistematicamente amministrato in tempo reale.
A mio avviso una caratteristica eccezionale, e non del tutto negativa,
del personaggio.
Lorenzo Matteoli