Nawroz
1981:
i
Kurdi al Castello del Valentino.
Ero stato eletto Preside della Facoltà di Architettura nel Novembre
del 1980 e cominciavo ad avere la sensazione dellUfficio: impegni,
funzioni, modus operandi, grane, scadenze
Mi sentivo ragionevolmente
in controllo della situazione. Avevo inaugurato un costume
personale per la gestione dei Consigli di Facoltà radicalmente
innovatore rispetto alla gestione del mio predecessore Mario Federico
Roggero: lordine del giorno del CdF inviato con la convocazione
riportava per ogni punto un sintetico promemoria sui problemi che avrebbero
dovuto essere affrontati e discussi. Le mie varie ed eventuali
erano effettivamente eventuali mentre con Roggero erano il
luogo nel quale si ponevano i problemi spinosi e importanti che il CdF
doveva trattare a sorpresa, con pochissimo tempo a disposizione
e quando tutti se ne stavano andando a casa: la decisione veniva generalmente
presa senza un voto formale ed era inevitabilmente quella che la parrocchietta
cattocomunista aveva predisposto ex ante.
Il dibattito sotto la mia presidenza era correttamente informato e io
stesso mi preparavo con molta diligenza su ogni punto e sulle questioni
inerenti. Questo evitava di impegnare un sacco di tempo per spiegare al
CdF il come e il perché su ogni problema e consentiva di entrare
immediatamente nel merito delle questioni. Il risultato era che i Consigli
non richiedevano le consuete 6 o 7 ore di tempo e finivano sempre a ore
civili con tutti i colleghi presenti. Conducevo il dibattito con una certa
fermezza e impedivo la logorrea e i cincischiamenti così tipici
della fauna accademica della specie architetti. Dopo qualche
risentimento iniziale dei soggetti più affezionati al giocone glossalalico,
i colleghi avevano imparato ad apprezzare lefficacia del metodo
e si erano adeguati. Tutti meno i compagni della cellula del PCI di Architettura
che non riuscivano a digerire lo smacco della mia elezione e coglievano
ogni occasione per piantare grane secondo la loro modesta interpretazione
del concetto di opposizione.
Una mattina allinizio di Aprile 1981 trovai nella posta della presidenza
linvito della associazione europea degli studenti Kurdi: avevano
organizzato il festeggiamento del Capodanno Kurdo (Nawroz) a Torino per
il 25 Aprile. La Città aveva concesso luso della Sala Riunioni
della Galleria dArte Moderna e sarebbero arrivati da tutta lEuropa
circa 500 studenti Kurdi per limportante ricorrenza. Dissi alla
mia segretaria Gabriella Torresin di ricordarmi limpegno perché
la cosa mi incurosiva e inoltre sospettavo che le Autorità torinesi
accademiche e politiche avrebbero ignorato linvito per attendere
alle consuete liturgie resistenziali del 25 Aprile e che la Città
rischiava quindi di fare una brutta figura.
La sera del 25 Aprile alle 20 e 30 mi recai quindi alla Galleria dArte
Moderna con spirito di servizio e qualche curiosità. Era una splendida
serata di primavera, e Torino offriva la sua migliore disposizione per
celebrare il Capodanno Kurdo.
Parcheggio la mia 500 in via Fanti e mi avvicino allingresso della
Galleria di fronte al quale vedo un cospicuo assembramento di giovani
vestiti con costumi sgargianti e di foggia inusuale, Ragazzi e ragazze
con gli strumenti musicali tradizionali, tamburi, chitarre. Quando sono
vicino allentrata sento voci eccitate e comincio ad avere la sensazione
che stia succedendo qualcosa di poco regolare. Mi faccio strada nellassembramento
e arrivo alla porta chiusa della Galleria guardata da due poliziotti in
borghese. Alcuni studenti Kurdi si agitano molto preoccupati. Mi qualifico
con i poliziotti e chiedo spiegazioni: la Sala Riunioni della Galleria
è stata dichiarata inagibile dalla Commissione di Vigilanza
dei Locali di Pubblico Spettacolo e gli studenti non possono entrare,
mi spiega il poliziotto capo.
Chiedo agli studenti Kurdi se hanno capito il problema e se erano stati
informati e ricevo una mitraglia di spiegazioni agitatissime. Quello che
sembra il capo degli studenti mi fa vedere una lettera firmata dal Sindaco
Novelli nella quale si conferma la disponibilità della Galleria
per lAssociazione Europea degli studenti Kurdi per la celebrazione
della festività del Capodanno Kurdo Nawroz. Chiedo ai poliziotti
ulteriore spiegazione e questi con atteggiamento con non ammette discussione
mi spiegano di avere ricevuto ordini precisi inderogabili: nella Galleria
gli studenti Kurdi non devono entrare, la loro manifestazione a tutti
gli effetti è vietata.
Dico posso telefonare al Comandante dei vigili del Fuoco e trattare una
deroga in considerazione della situazione specifica: 500 studenti Kurdi
praticamente espulsi e lasciati sul marciapiede potrebbero essere un problema
di ordine pubblico. Il poliziotto capo mi prende in disparte
e mi spiega meglio il problema: il Sindaco Novelli è stato messo
in mora dal suo Partito (PCI) perché la Comunità dei Kurdi
non è ben vista dallUSSR in quel momento impegnato in una
infernale guerra in Afghanistan contro Afghani e contro i resistenti Kurdi
anticomunisti. La scusa della agibilità della Galleria serve a
togliere dal guano il Sindaco Novelli, i due poliziotti sono dellUfficio
Politico della Questura, si rendono conto della situazione, ma hanno ordini
precisi inderogabili che nemmeno il Comandante dei Vigili del Fuoco potrebbe
superare. Punto.
Intanto la situazione dalla parte degli studenti Kurdi sta prendendo una
brutta piega: il loro capo mi dice che se non si trova una soluzione sarà
difficile contenere lindignazione per quello che dal loro punto
dio vista è chiaramente un sopruso. Uno studente Kurdo della Facoltà
di Architettura mi riconosce e molto agitato si avvicina e cerca di spiegarmi:
Qui foglio dice posso entrare Galleria, firmato Sindaco, perché
poliziotto dice non posso entrare? Qui studenti venuti da tutta Europa,
Stoccolma, Oslo, Amburgo di Germania e Amsterdam di Olanda non posso stare
su marciapiede, bambine con costune Kurdo non posso stare su marciapiede
Chiedo al poliziotto capo se può chiamare il Questore
per una decisione che tenga conto dellemergenza; Non ci penso nemmeno:
il Questore ha avuto la richiesta personalmente da Novelli e non è
il caso di pasticciare con improbabili emergenze. Vedrà che fra
un po gli studenti se ne andranno e il problema sarà risolto
La tensione aumenta, dalle facce e dai toni di voce si capisce chiaramente
che gli studenti Kurdi sono esasperati e che siamo vicini al punto
di rottura.
Mi sento in qualche modo coinvolto nella vergognosa situazione creata
dalla vigliaccata di Novelli, quando mi viene una idea che mi sembra risolvente:
la Facoltà di Architettura ha unaula magna nella quale possono
stare circa 300 persone, e schiacciate un po 500. Senza ulteriiore
riflessione sulle implicazioni, i risvolti e le conseguenze sparo linvito
al capo degli studenti Kurdi che trasmette immediatamente
al resto del gruppone. Lagitazione si placa, la tensione si dissolve
e i Kurdi applaudono con entusiasmo. Spiego ai Kurdi come arrivare al
Castello del Valentino e immediatamente la pattuglia si incammina cantando
canzoni della resistenza Kurda e inneggiando ai Peshmerga
(combattenti della morte).
Corro in macchina al Castello dove sveglio il custode fedelissimo signor
Lupini, gran brava persona di origine umbra, che apre lAula Magna
e il cancello. Arrivano le avaguardie Kurde felici, mi spiegano che provvedono
a un loro servizio di sicurezza per controllare chi entra: ci potrebbero
essere provocatori Irakeni/Sunniti mi dicono e non vogliamo grane. Brivido.
Arrivano anche i due poliziotti dellUfficio Politico: abbiamo avvertito
il Questore, che approva e ringrazia. Non so se Novelli abbia mai avuto
notizia di questa specifica fra le tante sue vergogne.
Decido di fermarmi fino alla fine della celebrazione per controllare di
persona che tutto si svolga in modo ordinato. Lidea dei provocatori
Sunniti mi ha messo una sgradevole pulciona nellorecchio.
La festa di Nawroz del 1981 deve essere stata fra tutte le feste ospitate
dal Castello del Valentino la più strana, esotica e intensa: canti,
danze, cori e slogan della resistenza Kurda per tutta la notte. Gli studenti
Kurdi avevano trovato una catasta di legname di qualche vecchia impalcatura
e attorno al fuoco acceso nel cortile sud del Castello sembrava di essere
in una valle delle montagne di Suleymania: cosciotti di agnello arrostivano
sul fuoco e le storie di ognuno si incrociavano condite dalle maledizioni
per i Sunniti e per la cricca di Saddam al potere. Nessun incidente e
verso le sei del mattino dopo avere fatto una radicale pulizia dei bivacchi
gli studenti Kurdi lasciarono il Castello non senza calorosi ringraziamenti
e attestati di grande stima per me e per il custode.
Mi chiesi come avrebbero fatto ad arrostire le cosce di agnello alla Galleria
dArte Modena, ma decisi di non approfondire. Il giorno dopo mandai
una breve nota informativa al Magnifico Rettore Stragiotti che mi ringraziò
per iscritto. La cellula di Architettura del PCI, venuta a conoscenza
del fatto si riunì per predisporre una richiesta di censura del
mio operato: abuso di potere e utilizzazione non autorizzata della struttura
del Politecnico per scopi personali. Dopo avere meglio riscontrato i fatti,
per evitare ulteriore vergogna sul loro sindaco vennero poi a più
miti consigli e pensarono bene di lasciar perdere.
Molti anni dopo ero ad Amsterdam e sulla Leidser Plein cera una
tenda di studenti Kurdi che protestavano per lennesimo massacro
perpetrato da Saddam Hussein. Mi avvicinai: ogni evento Kurdo mi vedeva
curioso e partecipe, e con mia grande sorpresa si staccarono dal gruppo
due o tre studenti che mi salutarono con eccitazione entusiastica: Professore!
Professore, noi studenti di Nawroz a Torino, noi festa al Castello, tu
invitato!
Rapida spiegazione e presentazione al resto del gruppo e io venni salutato
come un personaggio veramente importante.
Abbracci, saluti, molto affetto. Mi commossi alle lagrime cosa che non
mancò di essere notata con mio grande imbarazzo. Noi pragmatici
realisti non piangiamo mai.
Anche in quella occasione capii come nascono le leggende.
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