Il disegno di legge n.
224
sullo status dei combattenti
della Repubblica Sociale Italiana
Lorenzo Matteoli
Mi arriva
sul mail una richiesta per diffondere un appello di professori di storia
contro il disegno di legge n. 224 presentato dai parlamentari di AN sullo
status di militari combattenti ai seguaci della Repubblica
Sociale Italiana.
Non diffonderò lappello. Di seguito uno stralcio del documento
e quindi i motivi e le ragioni per le quali non intendo diffonderlo.
"Il disegno di legge (n. 224) stabilisce che ai
soldati e agli ufficiali che militarono nell'esercito
della repubblica sociale italiana deve essere riconosciuto lo status di
militari combattenti equiparato a quanti combattettero nei diversi paesi
in conflitto durante la seconda guerra mondiale."
........
" Qui non si tratta, come é giusto, di rispettare i caduti
di ogni colore,
ma di difendere i valori della Resistenza e della lotta di Liberazione
e
i principi fondanti della Repubblica e della Costituzione contro una
maggioranza che vuole sradicare le basi stessi della nostra convivenza
civile e della
nostra identità democratica. "
E quali sono i valori
della resistenza e della lotta di liberazione se non quelli della libertà,
della eguaglianza, degli eguali diritti e del rispetto di una democrazia
basata su maggioranza e minoranza e alternativa?
Non credo che sia da diffondere, almeno da parte mia, lappello degli
storici che trovo inutilmente settario dopo mezzo secolo di storia democratica
e libera. Chi lo vuole diffondere però deve farlo.
Dopo l8 settembre del 43 lItalia venne divisa. A parte
le responsabilità di Mussolini e dei gerarchi fascisti e quelle
della casa regnante debole e imbelle, chi non aveva responsabilità
di governo o comando venne lasciato con la sua coscienza.
Per alcuni la coscienza indicò la via di obbedienza allarmistizio
unilaterale di Badoglio e del passaggio agli alleati e alla
resistenza contro i tedeschi e i fascisti per altri la coscienza indicò
lobbedienza alla Repubblica di Salò come logica erede del
regno al quale avevano giurato lealtà. Non me la sento di giudicare
una coscienza migliore o peggiore dellaltra. Chi nellEsercito
e nella Marina Italiana decise per luna o laltra cosa decise
onestamente e secondo le informazioni che aveva e il senso morale che
sentiva: lonore, la coerenza, la fedeltà a quella che sembrava
essere la continuità dei valori nei quali era stato educato e dei
quali era imbevuto, da una parte, la visione di una nuova era democratica
e libera dallaltra.
Tutti avevano giurato fedeltà e lealtà alla stessa bandiera
e allo stesso re: linterpretazione di quale fosse il versante del
loro impegno di lealtà era, obbiettivamente, soggettiva. Non sta
a noi oggi giudicare chi avesse ragione e chi torto allora. Noi oggi abbiamo
informazioni che loro non avevano. Scelleratezze e indegnità vennero
commesse dalle due parti: massacri, linciaggi, vendette personali e quanto
di più orrendo. Ci sono volumi che elencano e registrano ogni sorta
di indecenza dei resistenti e dei repubblichini,
ma questo non autorizza a qualificare gli onesti delle due parti alla
stregua degli assassini, infoibatori, massacratori delle due parti. Ad
ognuno le sue responsabilità: caso per caso, morto per morto. Sono
contento che non abbiano vinto i seguaci di Salò, e sono contento
che larrivo degli Americani abbia drasticamente moderato il segno
politico della vitttoria del CLN, ma la visione dopo 60 anni deve superare
la specificità di allora.
La legge presentata al Parlamento da AN rende giustizia agli onesti che
sicuramente cerano anche dalla parte della Repubblica di Salò
e che non devono patire, nella memoria, per le efferatezze dei loro capi
o dei loro compagni assassini.
La trovo civile ed è tempo che una iniziativa di questo genere
venga presa: è opportuno non travisarne il significato. La fraseologia
roboante di Tranfaglia et al. è reazionaria e vecchia,
non è la vera sinistra, ma la sinistra di maniera e conforme a
un modello di schieramento manicheo che ha fatto il suo tempo e del quale
si sente la stanchezza rituale.
Chi scelse nel 43 non sapeva di Auschwitz, lordine fascista
era lordine, nella resistenza leggeva gli
orrori di Stalin e di Tito e del comunismo sanguinoso dei gulag e del
massacro dei mugiki e non i valori che adesso appaiono così
facilmente chiari a Tranfaglia. Non lo erano allora.
Risento inoltre nellappello di Tranfaglia la stessa bigotteria e
servilismo ideologico per il quale il mio zio Federico Tamburini capitano
sul sommergibile Guglielmotti, affondato da una bomba di profondità
inglese prima dell8 settembre, non ebbe, per molti anni, il nome
scritto sulla lapide che ricorda tutti i caduti dellAccademia Navale
di Livorno.
Questa sinistra rituale e stanca, senza un attuale motore
ideologico o visione o progetto, si agguanta a una polemica che dopo 60
anni ha il diritto di essere chiusa con civiltà e senza settarismo.
Lemblema, tragico, è Bertinotti che di fronte alla appassionata
domanda di sogno, di utopia e di visione non trova di meglio che allearsi
con Prodi, Dipietro e Mastella.
Non diffonderò lappello, e spero che si apprezzino i motivi
e le ragioni della posizione senza lo schematismo di maniera che vede
accusati di fascismo tutti coloro che rifiutano il diagramma
o con noi o contro di noi.
Lorenzo Matteoli
Milano, 5 Marzo 2005
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