Il
bignami dello Stadio delle Alpi
Lorenzo Matteoli
Per il mondiale del 90 Torino fu scelta come una delle città ospite
e si decise di costruire un nuovo stadio invece di adattare il Vecchio
Comunale, adattamento che comunque venne bloccato dalla Soprintendenza
ai Monumenti che vincolò il Vecchio Comunale come significativo
emblema del Movimento Moderno. Il vincolo era molto guidato:
non venne espresso finchè cera la giunta PCI di Novelli e
venne immediatamente deliberato con il passaggio alla Giunta pentapartito.
Un esempio del Sistema Torino in funzione.
La decisione di costruire un nuovo stadio veniva presa dopo un lungo regno
del PCI che aveva praticamente ingessato la città di Torino in
decisioni minimali e laveva privata di qualsiasi visione
strategica e di futuro. Giunta, sindaco e assessori erano prigionieri
del teorema del PCI: chi fa
ruba. Ergo se non si fa nulla non si
ruba. I magistrati torinesi tenevano un rigoroso controllo sugli assessori
e lattività principale dellopposizione era di inviare
dossier alla magistratura su qualunque cosa venisse decisa.
Il nuovo stadio localizzato nella zona Nord Ovest di Torino avrebbe avuto
la funzione di riqualificare quel comparto urbano, da sempre luogo destinato
a ospitare il peggio del metabolismo urbano: la Sardgina (1)
municipale, il Mattatoio, la Prigione, il campo nomadi e gli orti urbani.
Il grande appezzamento della Cascina Contina (divenuta nei secoli Continassa
in segno spregiativo: era il luogo dove sostavano i viaggiatori medievali
in quarantena prima di entrare nella città) avrebbe dovuto ospitare
un grande parco per lo sport e il tempo libero con molti altri impianti
e attrezzature sportive.
Insieme alla riqualifica della zona Nord Ovest lidea era anche quella
di svolgere la zona di Piazza dArmi (dove cera il vecchio
Stadio Comunale) alle nuove funzioni urbane che il cambiamento avvenuto
in 60 anni implicava: parco, cultura, educazione. Il Comunale era stato
costruito nel 1933 quando Piazza dArmi era lontana periferia.
La Città, invece del concorso appalto, decise di cercare un Concessionario
che, in cambio della gestione trentennale del manufatto e dei 30 miliardi
di Lire della Legge Capria, progettasse e realizzasse lo stadio senza
altri oneri per la Città, integrando il capitale necessario.
La delibera venne ferocemente osteggiata dal Sistema
Torino (2) : una implicita e non identificabile associazione
di interessi finanziarii, bancari, politici, sindacali e di impresa attiva
in Torino da sempre e ancora oggi potentissima, che si applica oggi proficuamente
ai lavori per le Olimpiadi invernali del 2006, alla metropolitana torinese
e alla linea superveloce Torino-Milano-Venezia
Il Concessionario avrebbe dovuto anche progettare e realizzare il Parco
intorno allo Stadio delle Alpi e i diversi impianti con lo stesso meccanismo
della concessione per lo Stadio.
Il Sindaco Cardetti si rifiutò di firmare la delibera che lanciava
il bando per la ricerca del concessionario che passò solo con la
forzatura da parte del sottoscritto a quel tempo Assessore allo Sport,
Turismo e Tempo Libero. Cardetti sosteneva che il bando sarebbe andato
deserto e che la Città avrebbe fatto una pessima figura. E
probabile che Cardetti avesse ricevuto avvertimenti in tal senso dal Sistema
Torino e volesse effettivamente proteggere la Civica Amministrazione da
offese o sgarri.
Si presentarono dodici potenziali Concessionari fra i quali Recchi, Fiat
Engineering, Borini e Prono, Impresa Borini, Consorzio UPSE e Società
dellAcqua Pia Antica Marcia.
La commissione consiliare incaricata di scegliere la proposta migliore,
presieduta dal Vice Sindaco Aldo Ravaioli, che vedeva rappresentati tutti
i partiti della maggioranza e dellopposizione (3) (per la prima
e lunica volta nella storia di Torino), scelse il progetto e la
proposta di gestione dellAcqua Marcia. La Fiat Engineering venne
esclusa per una grave e voluta lacuna nella sua proposta: non presentò
il programma economico e finanziario per i 30 anni di gestione un documento
esplicitamente richiesto sia dal bando che dalla Legge. Un documento fondamentale
dellistituto della concessione che deve provare linteresse
del concessionario a ben condurre lopera. La Fiat motivava questa
lacuna con la impossibilità di conoscere i cespiti attivi (biglietti,
pubblicità, diritti TV). La realtà era che il sindaco Novelli
aveva sempre rinnovato la concessione pubblicitaria al vecchio Comunale
senza concorso a favore di Publimondo (Bastino) alla ridicola cifra di
300 milioni allanno. La Concessione venne data quellanno (lultimo
prima di passare al Delle Alpi) a seguito di regolare concorso per 2700
milioni. Boniperti ammise in seguito che riceveva da Bastino Publimondo
una cospicua tangente annuale sulla pubblicità e lo stesso era
per il Torino Calcio. La Fiat non poteva mettere nella sua proposta una
cifra realistica per lintroito pubblicitario che avrebbe rivelato
la sistematica tangente percepita per anni dalla Juventus.
Dopo la scelta dellAcqua Marcia si scatenò una guerra senza
quartiere fomentata e sostenuta dal Sistema Torino contro
la concessionaria Romana. Tutte le delibere relative alla complessa vicenda,
ed erano centinaia, venivano aggredite da un partito trasversale nel quale
confluivano tutti i consiglieri che volevano acquisire merito con il Sistema
Torino. Dallapprovazione del progetto esecutivo, lapprovazione
dei progetti per il comprensorio, lapprovazione dello spostamento
del campo nomadi, dellassetto viario attorno allo Stadio, lapprovazione
degli stati di avanzamento, fogne, impiantistica, normativa di sicurezza
La Concessionaria venne aggredita dai fornitori Torinesi che ricattavano
(sempre per acquisire benevolenza con il Sistema Torino), dalle banche,
dal COL e dal CONI con richieste esose e speciose. Il COL (presieduto
da Luca di Montezemolo) arrivò a chiedere, senza motivo, la consegna
dello stadio a Ottobre del 1989 quando era stata convenuta con la FIFA
la consegna a Maggio del 90.
I giornali Torinesi (La Stampa e la Repubblica foglio torinese) non perdevano
occasione per tacere la verità e promuovere insinuazioni che in
breve fecero odiare ai Torinesi sia lo Stadio che la Concessionaria (emblematico
del plagio effettuato dagli organi di stampa torinesi fu Bettega che,
non lesse mai né gli atti della commissione, né le delibere
del Consiglio, né i documenti relativi alla aggiudicazione, arrivò
a chiamarlo lo stadio del malaffare solo per effetto della
lettura dei giornali). La Repubblica in un articolo relativo ad un scandalo
nel comune di Grugliasco (che nulla aveva a che vedere con lo stadio o
con Torino) dietro il titolo a tutta pagina Grugliasco crocevia
di tangenti metteva la fotografia del sindaco di Torino Anna Maria
Magnani Noja e dellassessore allo Sport Matteoli e quella dello
Stadio delle Alpi: un esempio ineguagliato di truffa, disonestà
mediatica e calunnia per associazione di immagini contro il quale era
impossibile tutelarsi.
Geniale idea di Salvatore Tropea, una delle colonne giornalistiche del
Sistema Torino.
Il giornalista Benedetto de La Stampa, con la classica furbizia disonesta
della modestia professionale, scrivendo il coccodrillo per
la morte del giovane Chicco Recchi gli fece dire che avrebbe costruito
volentieri lo stadio ma era stato scartato dai mazzettari. La ragione
della eliminazione di Recchi (Stadium) era invece stata la esclusione
di opere fondamentali dallofferta (i.e. la copertura dello stadio).
Anche questa motivazione venne accuratamente segretata dai giornali torinesi.
Tutti i torinesi sono ancora oggi convinti che lo Stadio delle Alpi sia
stato luogo di corruzione, tangenti, costi enormi a carico della Città
e indebiti arricchimenti quando invece è stata forse lunica
grande opera realizzata in Italia in quegli anni torbidi senza tangenti,
nei costi previsti e nei tempi di contratto. Lefficacia della disinformazione
della stampa torinese è provata dal fatto che tutti i torinesi
sono convinti che la Città abbia speso centinaia di miliardi per
lo Stadio. Pochissimi sanno della concessione e sanno che
la Città ha pagato solo i 30 miliardi della Legge Capria, tutte
le maggiorazioni sono state a carico dalla Concessionaria.
Il costo finale dello stadio venne stimato in sede di arbitrato in 126
miliardi di lire. La convenienza per la Concessionaria era comunque garantita
dagli introiti della pubblicità che si rivelarono molto più
elevati di quanto non fosse stato previsto in sede di offerta.
Una questione sulla quale venni aggredito e che ancora oggi ha rilevanza
è quella della pubblicità durante i mondiali.
Il sindaco PCI Diego Novelli (lo stesso che regalava la pubblicità
a Publimondo) aveva promesso la pubblicità durante i mondiali alla
FIFA con una lettera personale (prima di decadere come sindaco). La lettera
di Novelli non era nel mio protocollo e non venne mai rappresentata in
Consiglio Comunale dal Novelli, né fu mai oggetto di deliberazione.
Un regalo personale di Novelli alla FIFA del valore di diversi miliardi
sottratti alla Città. In base a quella lettera si sostenne che
la FIFA aveva il diritto della pubblicità nello stadio
durante la manifestazione dei mondiali. Una emerita fregnaccia della quale
sono ancora vittima molti stadi che ospitano eventi FIFA o UEFA. Nella
concessione per il nuovo stadio i diritti sulla pubblicità nello
stadio erano riservati alla Concessionaria e io venni a lungo ridicolizzato
come il cretino che non sapeva che la pubblicità non era disponibile
perché era un diritto della FIFA. (Cannavò su
La Gazzetta dello Sport fece lunghi esercizi sulla mia dabbenaggine invece
di riflettere sul servilismo suo e degli altri che sostenevano larroganza
della FIFA). Il problema venne risolto in sede di arbitrato a favore della
Città.
La storia della pista di atletica merita un cenno particolare: come assessore
competente volevo lo stadio senza pista e venni immediatamente aggredito
da Primo Nebiolo (presidente della Federazione Italiana di Atletica) che
minacciò di togliere alla città il contributo della legge
Capria di 30 miliardi di lire. Nebiolo convinceva i membri della giunta
e i segretari dei partiti dicendo che avrebbe usato le 15 mila tessere
degli atleti della Federazione Italiana di Atletica contro chi avesse
approvato lo stadio senza pista. Gianni Agnelli mi fece capire in una
battuta che avrebbe fatto qualcosa, ma se ne guardò bene. La consigliera
Elda Tessore per tutta la fase preliminare e di preparazione della delibera
di concessione svolse una pesante e isterica campagna in favore della
pista.
Alla fine chiesi aiuto a Franco Carraro (allora presidente del CONI) che
mi invitò a Roma dichiarandosi daccordo con me, per vedere
cosa si poteva fare: andai a Roma e mi ricevette con a fianco Primo Nebiolo
che fece a tutti e tue un cazziatone da caporale di giornata. Carraro
abbozzò. Io feci presente a Nebiolo che la pista era un errore
madornale: la sua risposta fu volgare. Non era stato ancora truccato il
salto in lungo di Evangelisti e Nebiolo era allora molto potente non solo
nel CONI, ma in ambiente politico. Carraro ne aveva pauroso rispetto.
La mia battaglia contro la pista venne definitivamente persa quando Vittorio
Chiusano (allora presidente della Juve) e Nizzola (consigliere del Torino
Calcio) scrissero al sindaco Cardetti che se la città si fosse
rimangiata la delibera di Concessione allAcqua Marcia le squadre
(cioè la Fiat) avrebbero fatto lo stadio alla Continassa con la
pista. La lettera venne pubblicata da Stampa Sera e negli archivi la si
può ancora trovare. I colleghi di Giunta, dopo quella lettera,
mi dicevano: Matteoli piciu
se Chiusano fa lo stadio con la pista perché rompi i coglioni?
Dopo linizio dei lavori la Concessionaria Acqua Marcia (il solo
nome faceva scandalo a Torino ed era occasione di battute di gusto discutibile)
venne portata praticamente al fallimento dal boicottaggio del Sistema
Torino, io ero schiacciato tra la ferocia vendicativa della Giunta e del
Consiglio Comunale, e la necessità di mantenere la Concessionaria
funzionante fino al completamento dello stadio. Promettevo alla Concessionaria
attenzione per le proposte di incremento dei costi che loro accampavano.
Promesse che sapevo benissimo che non sarebbero mai state mantenute. Con
queste promesse la Concessionaria riuscì ad avere un prestito cash
da una banca giapponese (40 miliardi di vecchie lire) con il quale poté
finire lo stadio. Io venni massacrato sulla stampa come corrotto, venduto
alla Concessionaria (Franco Recanatesi sulla Repubblica, Pia Luisa Bianco
su lEuropeo). Larticolo di Franco Recanatesi pieno di errori
e falsi (La confusion, il mal de la cittade) Domenica Lunedì 7-8
Maggio 1989, resta un insuperato esempio di vergogna e disonestà
giornalistica. Era stato probabilmente commissionato da qualche compagno
socialista per farmi fuori: venne infatti pubblicato in occasione di un
Cogresso della Federazione Socialista di Torino con sospetto tempismo.
La mia lettera di richiesta di rettifica ai sensi di legge (una delle
tante: protocollo N. 426.IX.8 dell8 Maggio, 1989) venne sovranamente
ignorata dal direttore Salvatore Tropea, fedele alle consegne del Sistema
Torino. La classe giornalistica di Recanatesi è ben rappresentata
dallarticolo sui guadagni di Cicciolina (Franco Recanatesi, Quanto
incassa la Cicciolina & Co., in "La Repubblica", Roma, 19
giugno 1987).
Potevo difendermi dalle falsità e dalle ingiurie nei limiti assurdi
della legge sulla stampa notoriamente uno strumento che tutela i calunniatori,
ma molte cose non le potevo dire perché avrei rivelato la manovra
che stavo facendo per portare a termine lopera e avrei provocato,
per difendere la mia persona, un enorme danno alla Città.
La chiarezza della mia posizione venne poi in luce quando si chiuse la
vicenda arbitrale: la posizione della Città fu vincente su tutta
la linea. Solo modeste richieste marginali della Concessionaria vennero
accolte.
Torino ha realizzato lo Stadio delle Alpi con 30 miliardi della legge
Capria tutti i costi aggiuntivi accampati dalla Concessionaria sono rimasti
a suo carico come previsto dalla Convenzione di Concessione: a Torino
pochissimi lo sanno per la sistematica campagna di stampa diffamatoria
e di denigrazione condotta dai giornali Torinesi. Nessun giornalista può
permettersi di scriverlo: il silenzio stampa sulla vicenda è una
condizione ineludibile per respirare nelle redazioni dei giornali
torinesi.
La battaglia è continuata dopo la costruzione dello stadio: la
Juventus ha continuato ad aggredire la Concessionaria con la complicità
del sindaco Castellani e dei media di servizio Torinesi accampando ogni
sorta di scusa per denigrare lo stadio (ci fa freddo
è stata
la più spiritosa) e chiedere riduzioni dei costi di affitto.
La posizione denigratoria e negativa della Juventus è solidamente
smentita dai fatti: tutti i record di incasso e di pubblico sono stati
battuti negli oramai 15 anni di vita del Delle Alpi. Il resto sono chiacchiere
e palle.
La Concessionaria Acqua Marcia, portata al fallimento, cedette la concessione
del Delle Alpi ai Fratelli Caltagirone che, in un clearing finanziario,
la cedettero allIstituto San Paolo di Torino, uno dei centri dominanti
del Sistema Torino. Il San Paolo fece una società per la gestione
dello Stadio (Sogealpi) che durò pochi mesi. In questi pochi mesi
la Sogealpi regalò (sic!) la concessione pubblicitaria alla Juventus
(chissà come sono contenti gli azionisti del San Paolo di sapere
come vengono usati i loro soldi).
Lo stadio, privato del fondamentale cespite attivo della pubblicità,
venne poi regalato alla Città e il Sindaco Castellani
lo accettò, sapendo bene quale sarebbe stata la conclusione della
vicenda.
La strategia di Castellani era un piano di rapina finalizzato a fare acquisire
lo stadio alla Juventus senza pagare il dovuto alla Città e ai
cittadini di Torino. Castellani concordò personalmente con Giraudo
le condizioni per la cessione dello Stadio e dei terreni alla Continassa
come se fossero sue personali proprietà. Questo risulta da una
imprudente lettera di conferma scritta da Giraudo al Castellani. (lettera
con timbro del protocollo della Citta' di Torino Prot. n. 6756, 09, Set.
1999). La riunione fra Giraudo e Castellani avvenne senza la partecipazione
di funzionari dellAmministrazione: un affare privato. Lo stile amministrativo
che ha probabilmente provocato la recente crisi nel TOROC e il disgusto
di Mario Pescante che pure deve essere un uomo di grande esperienza.
Dopo qualche anno di ricatti operati dalla Juventus e dopo qualche altra
scemenza strategica del Sindaco Castellani (Lo stadio delle
Alpi va demolito: la manutenzione costa troppo) prontamente smentita da
precisa documentazione fornita dallingegnere capo del Comune Quirico
e dal responsabile dei periodici collaudi della struttura prof. Ing. Franco
Ossola, lo stadio è stato ceduto dal Sindaco Chiamparino (DS) alla
Juventus in enfiteusi per 99 anni per una cifra risibile rispetto agli
effettivi valori e potenzialità immobiliari insieme a una vasta
concessione sulle aree della Continassa per costruire supermercati, sale
cinematografiche, attrezzature alberghiere etc.
La Juventus (forse) lo modificherà per togliere lodiata pista,
certamente sfrutterà tutte le aree commerciali con licenze che
verranno immediatamente concesse dal Sistema Torino. Le stesse licenze
che, pur essendo dovute ai sensi del contratto di concessione, sono state
negate alla prima Concessionaria Acqua Marcia in una lunga sequenza burocratica
che non esiterei a definire perfetto esempio di criminalità amministrativa
pubblica, e che mi vide sistematicamente sconfitto in Giunta e in Consiglio.
Il desiderio di danneggiare la Concessionaria anche a costo di provocare
danno alla Città pur di procurarsi meriti presso il Sistema Torino
spingeva Assessori e Consiglieri a ogni sorta di cinismo.
La concessione originaria per lAcqua Marcia e gli accordi connessi
vennero definiti dagli esperti un capolavoro di ingegneria amministrativa.
Il primo grande impianto sportivo gestito da un privato, manutenuto da
un privato con risparmi notevoli e notevoli vantaggi per la pubblica amministrazione:
una grande occasione sprecata dalla mano pubblica a favore della arroganza
e della potenza della Vecchia e rapace Signora, emblema del Sistema Torino.
Lex sindaco Castellani è stato adeguatamente premiato dal
Sistema Torino con la miliardaria sinecura della presidenza del Toroc.
Lassalto alla diligenza olimpionica del Sistema Torino è
stato recentemente frenato dal Commissario Mario Pescante. Forse il Sistema
aveva esagerato.
A parte queste note tristi e deprimenti lo Stadio delle Alpi ha svolto
la funzione di riqualifica della zona Nord Ovest di Torino: i collegamenti
tramviarii, la nuova stazione FFSS della Continassa, il sottopasso di
Corso Grosseto, la eliminazione del campo nomadi e degli orti urbani (unimprendibile
roccaforte di micro-criminalità: prostituzione, spaccio di droga,
immagazzinaggio di refurtiva, ricettazione, etc.). Leffetto si legge
oggi chiarissimamente sul territorio e sui valori immobiliari.
Lo stadio ha inoltre portato a Torino anche circa 300 miliardi di investimenti
per opere infrastrutturali (ampliamento di Caselle, raccordi autostradali,
copertura della trincea ferroviaria Torino Lanzo, sottopasso di Corso
Grosseto per completare la cosiddetta gronda interna per il
traffico passante) che sono state di enorme utilità per migliorare
sia il quadro territoriale Nord Ovest che quello della intera Città.
Tutte le opere vennero completate in tempo e nei costi previsti dai contratti.
Il rapporto tra spesa per lo stadio (30 miliardi) e le spese in opere
di infrastruttura (300 miliardi) è stato di circa 1 a 10.
Un paragone con la catastrofe delle olimpiadi 2006 (attuale capolavoro
del Sistema Torino) si impone: grandi cassoni per impianti sportivi inutili
(8 palazzi del ghiaccio !!!) per complessivi 2 mila miliardi di vecchie
lire e forse nemmeno 50 miliardi di infrastrutture (rapporto 1 a 40).
Mentre lo Stadio delle Alpi, grazie alla concessione, di costruzione e
gestione non comportava costi di gestione per la città i cassoni
olimpionici lasceranno un onere annuale di almeno 200 miliardi di vecchie
lire per la loro manutenzione: un bel regalo per i torinesi.
La pista di bob (costo presunto 200 miliardi di lire) dopo le olimpiadi
sarà praticamente abbandonata. Un costoso sfregio ambientale nello
splendido teatro alpino di San Sicario.
In Italia non si è ancora imparato che per i grandi eventi sportivi
le opere di infrastruttura sono più importanti degli impianti e
che questi devono essere concepiti per il servizio dellevento e
basta. Quando nel 1911 si fece una Esposizione Universale a Torino tutti
gli edifici (di insigni architetti dellepoca come DAronco)
vennero realizzati in paglia e gesso. Alla fine dellevento vennero
distrutti e gettati nel Po lasciando alla Città di Torino il Parco
del Valentino. Un esempio di intelligenza completamente dimenticato fin
dai tempi di Italia 61.
Un aneddoto per rinfrancare lo spirito: nel momento più cupo della
vicenda Stadio delle Alpi, in occasione della festa di Santa Barbara che
il Commendator Vincenzo Romagnoli (Presidente dellAcqua Marcia)
festeggiava con tutte le maestranze, gli chiesi se prima di avventurarsi
nel Regno Torinese avesse parlato con il Principe Gianni (Agnelli). Certo
che gli ho parlato e gli ho detto che avevo intenzione di partecipare
allofferta per lo Stadio!
E lui che disse? Chiesi io, Disse: faccia pure.
Uno splendido esempio di understatement (4) del Principe
Avvocato.
Lorenzo Matteoli
Note:
1) Luogo destinato
alla distruzione degli avanzi di macellazione
2) il termine, chiaramente eufemistico, è stato proposto dal giornale
Il Sole 24 ore
3) gli altri membri erano Lerro (PSDI), Passoni (PCI), Tedeschi (PLI),
Guazzone (DC), Matteoli (PSI), Martinat (MSI).
4) Understatement: battuta paradossalmente riduttiva
Chi è interessato a maggiori dettagli sulla vicenda dello Stadio
delle Alpi li può trovare a:
http://matteoli.iinet.net.au/html/Articles/Diziostadio3.html
dove la vicenda è narrata per mezzo di un dizionario di qualche
centinaio di voci.
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